La mezzanotte del Mezzogiorno

Indicazioni di metodo e linee operative dal primo forum degli amministratori campani riuniti a Benevento. Dalla crisi si esce insieme.

La parola centrale del primo Forum degli amministratori campani, promosso dai sei Vescovi della Metropolia di Benevento dal 24 al 26 giugno scorsi, è stata: “insieme”. Lo ha detto con forza l’arcivescovo di Benevento Felice Accrocca nelle sue conclusioni della tre giorni.

Del resto l’urgenza di fare unità è stato un leitmotiv che ha caratterizzato tutte le giornate di lavoro. Anche il prof. Luigino Bruni nella relazione introduttiva, alla presenza di tantissime persone, ha ricordato che “è molto più intelligente cooperare, che fare le cose da soli”. Un’altra affermazione di Bruni ha guidato idealmente i quattro ambiti di riflessione del secondo giorno, richiamando il pensiero di Antonio Genovesi sul fatto che i nostri territori hanno enormi potenzialità ma che non riusciamo a mettere a valore. «La ricchezza non ha a che fare con gli stock, ma ci vogliono i flussi, cioè far diventare le risorse reddito».

Questa incongruenza, ha spiegato l’economista della Lumsa, è venuta fuori anche dall’indagine del quotidiano Avvenire sui territori del Ben Vivere, dalla quale è emerso che quelli del sud sono comunque in basso nella classifica italiana, per cui la domanda di fondo su cui ha invitato a pensare è: «Perché quest’armonia non riesce a tradursi in ben vivere?».

L’Arcivescovo Accrocca, nel tirare le fila dell’intenso lavoro, ha sottolineato che, al di là dei temi trattati, l’evento si è rivelato importante in quanto è stata un’esperienza di incontro. Non solo di sindaci e amministratori ma di parti sociali, realtà del territorio, persone impegnate in vari ambiti, sacerdoti. Componenti diverse, insomma, che si sono incontrate.

«Insieme si cresce di più. Questo è un dato di fatto», ha precisato il presule, esprimendo stupore e gratitudine per un progetto che è cresciuto quasi inaspettatamente. Vuol dire che si è toccato un nervo scoperto, rispetto al quale qualcosa andava fatto.

Non è stato un caso, allora, che il delegato della Regione Campania per le aree interne Francesco Todisco abbia annunciato proprio in occasione del forum la costituzione di un tavolo per le aree interne. «È chiaro, però, che un conto è costituire un tavolo – ha ricordato l’arcivescovo – altro è farlo funzionare. Ma un tavolo non può funzionare se non c’è. È il primo passaggio necessario».

Mons. Accrocca ha annunciato anche che seguiranno altri piccoli passi. Agli inizi di settembre, in connessione con la Summer School Cives, partirà da Pietrelcina – grazie alla Fondazione FS e alla regione Campania, in collaborazione con la provincia di Benevento, la diocesi di Benevento, numerosi comuni sanniti, organizzazioni di rappresentanza e associazioni del territorio – il “Treno Storico Transappenninico” con destinazione Assisi.

Da un lato, si tratta di un percorso francescano, che unisce due località (Pietrelcina e Assisi) che sono conosciute nel mondo per i loro figli migliori: s. Pio e s. Francesco. Dall’altro lato, il treno attraversa proprio le aree interne dell’Italia minore appenninica. Tale itinerario vede coinvolte cinque regioni (Campania, Molise, Lazio, Abruzzo e Umbria) che rappresentano la “spina dorsale”, da tanti punti di vista, del nostro Paese. L’obiettivo è di promuovere questi territori e stabilire sinergie con tutti gli altri toccati dal treno storico, per porre all’attenzione generale la questione delle potenzialità delle aree interne.

Sempre guardando al futuro prossimo il pastore della metropolia beneventana ha detto di voler agganciare, in questa iniziativa, anche altre aree interne confinanti, come quelle delle diocesi di Caserta, Alife – Caiazzo, Salerno, Molise e Puglia Daunia. «Aggregare, quindi, le aree interne limitrofe perché si impara gli uni dagli altri, ma si trae anche forza gli uni dagli altri».

È certamente un modo per fare massa critica al fine di ottenere un maggior impatto, ma non solo per ottenere fondi, quanto piuttosto per imparare a spenderli bene e meglio, evitando di fare opere inutili e senza prospettive. È un percorso virtuoso che chiama tutti all’impegno per affrontare un punto di debolezza che ci caratterizza e, cioè, la mancanza di una cultura del progetto.

«Cerchiamo un metodo di lavoro – ha spiegato Accrocca al termine del forum –, che sia valido in ambito ecclesiale e in ambito politico, amministrativo e civile. Perché siamo in difficoltà tutti quanti in quella che chiamiamo concertazione, coordinamento, comunione. È un qualcosa in cui siamo in affanno, però è la via. La comunione, inoltre, ha una forte ricaduta economica».

 

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