La metamorfosi di un uomo qualunque

Con uno sguardo all’attualità il regista Giorgio Barberio Corsetti s’inoltra nello squarcio profondo dell’alienazione sociale e della depressione attraverso il protagonista del racconto di Kafka
Michelangelo Dalisi in "LA METAMORFOSI" ph Claudia Pajewski.

Isolamento e distanziamento. Paura del contagio. Parole chiavi in periodo di Covid, di regole nei rapporti interpersonali impediti dal contatto, che rendono plausibile un riferimento forte alla vicenda di Gregor Samsa, il protagonista de La metamorfosi di Kafka, trasformatosi misteriosamente in un grosso insetto immondo che suscita repulsione. Quindi allontanamento. Che produce incomunicabilità, incomprensione, distacco fisico e verbale con gli altri esseri umani. Fino a un logoramento che lo porterà a una condizione psicologica di disagio e depressione. Tutti sintomi noti di un malessere del nostro presente a causa della condizione pandemica.

ph Claudia Pajewski

Parte da questi assunti la versione scenica del celebre racconto, realizzata dal regista Giorgio Barberio Corsetti inaugurando al Teatro Argentina la desiderata riapertura dei teatri al pubblico. La frequentazione assidua di Corsetti dell’universo kafkiano parte da lontano, già dagli esordi della sua attività teatrale, allestendo, anche all’estero, molti titoli dello scrittore boemo – personalmente ricordo Durante la costruzione della muraglia cinese con interpreti di 5 Paesi a costruire una sorta di Torre di Babele; Il processo, con un ingegnoso sistema di tribune mobili; Descrizione di una battaglia e altri racconti, resi come una partitura a tre voci sullo sfondo di una grande parete bianca apribile; Il Castello, America, Di notte, e altri ancora –. Una dimestichezza che rappresenta ogni volta un nuovo viaggio, una nuova scoperta.  Come per questa Metamorfosi.

Un uomo «destandosi una mattina da sogni inquieti si trovò mutato in un insetto mostruoso»; così comincia il racconto di Kafka e nient’altro viene aggiunto a motivare un orrore. Gli avvenimenti successivi riguardano l’adattarsi del giovane Samsa al suo nuovo stato (un inferno che non esclude pause di rassegnazione o addirittura di serenità), di rapporti con i genitori e con la sorella, l’afflizione per la perdita dell’impiego, la tenacia a non smarrirsi d’animo e infine, quando ogni affetto è declinato intorno a lui, la stoica e quasi religiosa accettazione delle morte. Tutto il racconto consiste nella descrizione della straziante (ma anche umoristica) serie d’incompatibilità materiali e psicologiche che questa trasformazione crea in quella vita domestica, in quell’interno piccolo borghese, inducendo i famigliari di Gregor a passare gradualmente nei suoi confronti, dall’orrore alla pietà, dalla pietà all’indifferenza, dall’indifferenza al rancore, e ad accogliere infine come una rigenerante liberazione la sua morte per disperazione e per inedia.

ph Claudia Pajewski

Ogni qualvolta che si trascrive per la scena un simile testo – che contiene una miscela di stilistica di realismo e di assurdo, e di potenzialità allegorica – non nato per il teatro e considerato irrappresentabile (ma molto rappresentato), bisogna assumere riduzione e messinscena per quel che sono: cioè un trasferimento del famoso racconto in termini visivi, con intervento di semplici didascalie parlate o di battute elementari. Corsetti, per porre l’accento su un effetto straniante, sceglie per tutti gli attori la recitazione in terza persona come nel testo originale, aggiungendo delle parti cantate. E, per ribadire il concetto di “opera-mondo”, scrive in grande la parola “mondo” sue due pareti: la stanza di Gregor con una finestra, e quella del salone di casa, quando queste roteranno nella scenografia mobile ideata da Massimo Troncanetti, mostrando ora l’uno, ora l’altro ambiente ad angolo con un letto e un divano-rifugio, e un lungo tavolo con sedie. Nel mutamento di emissioni vocali, di camminate acrobatiche sulle pareti, un incedere nervoso, a tratti inumano, Michelangelo Dalisi ben si cala nel ruolo dell’uomo-insetto, simbolo di alienazione allora come oggi, circondato da validi comprimari – Sara Putignano, Roberto Rustioni, Francesca Astrei, Anna Chiara Colombo, Giovanni Prosperi, Dario Caccuri – in un andirivieni agitato attraverso la porta che unisce i due mondi fisici e mentali.

 

“La metamorfosi” di Franz Kafka
adattamento e regia Giorgio Barberio Corsetti, con Michelangelo Dalisi, Roberto Rustioni, Sara Putignano, Anna Chiara Colombo, Giovanni Prosperi, Francesca Astrei, Dario Caccuri;
vocal coaching e musiche Massimo Sigillò Massara; scene Massimo Troncanetti; costumi Francesco Esposito; luci Marco Giusti

Produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale

Al Teatro Argentina, fino al 9 maggio.

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