La messa

Eucaristia, frammento di pane e goccia di vino che si fa carne e sangue di Cristo. Pilastro della fede cristiana e dono inestimabile di Gesù, l’Eucaristia è il cuore di una vita di preghiera. Come ci spiega Anna Maria Cànopi in Di silenzi e di parole (Città Nuova, 2016)
Di silenzi e di parole

L’eucaristia è l’inestimabile dono che Gesù ha voluto lasciarci quando giunse la sua “ora”: l’ora di morire per noi, l’ora di passare da questo mondo al Padre. In quel congedo, carico di pathos, Egli, anticipando la sua immolazione cruenta sulla croce, ha dato se stesso a noi nel pane e nel vino, per po­ter rimanere sempre con noi, non più nel velo della carne umana, ma nel velo del sacramento. Umiltà sconcertante. Con un frammento di pane e qualche goccia di vino egli stringe con noi la sua nuova ed eterna alleanza d’amore.

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Generalmente la santa messa viene celebrata in una chiesa, che può essere artisticamente bellis­sima – come tante cattedrali o basiliche –, ma può anche essere solo una piccola e disadorna cappella. Non è importante il luogo, ma quello che vi avviene, perché la presenza sacramentale trasforma il luogo stesso in “casa di Dio”. Ancora di più, là dove i cri­stiani si radunano per la celebrazione eucaristica, diventano loro stessi “chiesa” e, se vi partecipano con fede e amore, irradiano ciò che vivono: la bel­lezza di colui che è il tre volte santo.

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Partecipare alla santa messa significa diventare realmente concorporei e consanguinei con Cristo e tra di noi, essere uniti nella fede, essere concordi nella mente e nel cuore, vivi dello stesso Amore.

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Per questo l’eucaristia è il cuore della vita cri­stiana in tutti i suoi aspetti. È innanzitutto il cuore della preghiera, perché nell’eucaristia la preghiera diventa offerta viva, silenzio adorante, lode e ren­dimento di grazie. Ma è anche il cuore della vita fraterna e sociale, in quanto è comunione e chia­ma alla condivisione. Come nel nostro corpo fisico, se si ferma il cuore, cessa la vita, così è per la vita dello spirito. Se nelle nostre giornate viene meno la grazia dell’unione con Cristo, con il suo mistero d’amore, la nostra vita si svigorisce, perde di vitalità e di creatività.

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Vivendo la messa con la giusta partecipazione, con amore, si vive un forte contrasto, che è inelimi­nabile. Sempre si avverte che in essa c’è qualcosa di tragico: il memoriale della passione e morte di Cristo; nello stesso tempo, proprio attraverso quel­la morte, sboccia una meravigliosa vita. La messa è un’esplosione di vita, ma dal corpo spezzato e dal sangue versato. Non si può andare a messa con cuo­re indifferente, starvi distratti, quasi annoiati, aspet­tando solo che finisca. Sarebbe veramente indegno, oltre che strano… A messa si va per vivere la grazia dell’alleanza d’amore con Cristo, sigillata con il suo sangue, che è anche grazia di comunione fraterna.

 

Tratto da “Di silenzi e di parole. L’arte della preghiera” di Anna Maria Cànopi (Città Nuova, 2016)

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