La Merica

Corsi e ricorsi storici: nuovi ospiti arrivano sulle nostre coste e torna alla memoria un passato di emigrazione.

In Merica c’era andato pure il nonno per un paio d’anni all’inizio del secolo scorso. E ce lo raccontava a noi nipotini incuriositi. Lo ripeteva, cinque, sei, sette volte. Sempre allo stesso modo. Si partiva da Genova su un bastimento enorme, e qui nonno Michele, quando pronunciava la parola enorme, allargava le braccia per dare il senso della grandezza. Poi per giorni e notti si stava in mare. E il racconto si faceva sempre più intrigante e ricco di particolari. A cominciare da Genova, appunto, dove si attendeva, come molti, all’addiaccio, magari per giorni, l’arrivo del bastimento nell’antica stazione marittima di Ponte Federico Guglielmo che oggi è Ponte dei Mille. Poi il momento dell’imbarco e della partenza. L’ora drammatica, quando si tagliavano i legami con la propria terra e i propri affetti. Ma la Merica per noi ragazzini era questo racconto. E basta. La Merica invece per i tanti nostri connazionali era il Paese dove si poteva lavorare e guadagnare. Non importava se la Merica significasse Canada, Usa, Brasile o Argentina, Colombia, Cile o Perù: era tutto un unico territorio. Era la Merica, appunto. Da Genova a Ellis Island. Il viaggio per mare negli anni dell’emigrazione italiana è una bella mostra visitabile al Galata (Museo del mare) a Genova, fino a settembre 2009. Una mostra che significa per il visitatore assaporare l’esperienza dolorosa e carica di sofferenza dei tanti nostri connazionali partiti da qui in cerca di fortuna Oltreoceano. Da Genova, appunto, che oggi vive sull’emigrante anche se a volte lo disprezza e lo considera un problema sociale. Ma la mostra racconta. E noi ci lasciamo condurre. Ora siamo a bordo del bastimento, tra bagagli, fagotti e bauli, andiamo in cerca della cuccetta, passiamo per i cameroni comuni, poi visitiamo i bagni, il refettorio, la sala medica, ma anche la prigione dove venivano rinchiusi i violenti e i clandestini. Un viaggio negli ambienti del piroscafo ricostruiti perfettamente. Dagli oblò e dalle finestrature si vede il mare ondeggiare, in diverse condizioni di luce, di giorno, al tramonto e durante una notte di luna, e infine quando si profila all’orizzonte la Statua della libertà, è il momento del pathos e della commozione. Finalmente si è ad Ellis Island, l’isola a due miglia da New York: qui si passa nella Inspection line, il percorso fatto di visite mediche, interrogatori e test per verificare se si è in possesso dei requisiti per essere accolto in America. E qui è ricostruito il percorso, fatto di attese, domande, visite, oltre a mostrare ciò che accadeva a chi non era in regola, o era malato o comunque giudicato non idoneo a entrare negli Stati Uniti. L’ultima scena, infine, apre le porte del Nuovo Mondo o, più esattamente, la città di New York, dove la gran parte degli emigranti giunti dall’Europa si fermava alle prese con i problemi concreti del trovare un lavoro, una casa, curare la salute e sbarcare il lunario. Emozioni davvero forti per un viaggio intenso a bordo di questo piroscafo dove per più di un’ora si rivivono le sensazioni dei tanti nostri connazionali che un secolo fa, abbandonato paesi e parentele, hanno attraversato l’oceano per guadagnare il pane per sé stessi e anche per i parenti rimasti in Italia. È la storia che si ripete. Ora, qui a Genova, sulle banchine dello stesso molo arrivano altre persone, non da oltre oceano, ma da più vicino, solo dall’aldilà del Mediterraneo; arrivano per cercare lavoro, comprensione, accoglienza. Famiglie intere e uomini soli che hanno lasciato a casa le mogli. La scommessa è grande. Per noi come per loro. La mostra curata da Gian Antonio Stella costringe a riflettere sulle violenze e il razzismo di cui sono stati oggetto i nostri nonni e nonne, ma anche sugli abusi che loro stessi hanno praticato nei Paesi di cui erano ospiti. Non esistono popoli migliori di altri. E la strada dell’emigrazione è sempre lastricata da dolore, soprattutto di chi parte, e insofferenza, di chi vede arrivare i nuovi ospiti. Silvano Gianti

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