La meningite colpisce nel Sud del Sahara
Anche Ruanda e Togo fanno parte della zona denominata “cintura della meningite”, che comprende 26 Paesi che si estende da Ovest a Est del continente africano, dove le epidemie sono ricorrenti: Benin, Burkina Faso, Burundi, Camerun, Costa d’Avorio, Eritrea, Etiopia, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Kenya, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda, Senegal, Sudan, Sud Sudan, Tanzania, Ciad e Togo.
Un bilancio ufficiale, solo in Nigeria, parla di ben 813 morti nell’anno da gennaio ad oggi. Fino ad ora aveva infuriato un ceppo di meningite A, che era stato sconfitto grazie a rigorose campagne di vaccinazione. Il territorio capitale federale di Abuja era stata una delle aree più gravemente colpiti da questa malattia mortale. Appena 2 anni fa, in effetti, la Nigeria e il suo vicino Niger erano stati gravemente colpiti da epidemie di meningite A che avevano ucciso più di 1.100 persone.
Ma qualcosa è cambiato. In una precedente valutazione della situazione, il 19 marzo 2017, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) aveva scritto che solo cinque Stati della Nigeria settentrionale (Sokoto, Katsina, Kebbi, Niger e Zamfara) erano stati interessati, con 1407 casi di cui 21 mortali dal dicembre 2016. Ora, i casi di meningite colpiscono principalmente la fascia di età tra i 5 ei 14 anni; con quasi perfetta parità tra i sessi. La novità sta nelle prove di laboratorio che hanno confermato che ormai si tratta di un nuovo tipo di meningococco, quello chiamato C, un ceppo della malattia molto coriaceo.
Se più tipi di batteri possono causare la meningite, uno solo, in questo caso la Neisseria meningitidis, è noto fino ad oggi come capace di causare grandi epidemie. L’Organizzazione mondiale della sanità ha perciò lanciato una grande campagna di vaccinazione per combattere l’epidemia. Stando a credere alla stessa Oms, «la meningite C è una forma batterica di meningite che può causare gravi danni cerebrali e si dimostra fatale nel 50% dei casi se non viene trattata adeguatamente».