La massoneria alla luce del sole

Dal 5 al 7 aprile a Rimini la Massoneria del Grande Oriente ha deciso di aprire la propria campagna di adesioni, rigorosamente vietata alle donne. Un approfondimento
Massoneria del Grande Oriente incontro di Rimini

La Massoneria del Grande Oriente ha deciso di rendere visibile proprio in questi giorni, a Rimini, luogo di tante pubbliche presentazioni nazionali, la propria campagna di adesioni. E attirare nuovi adepti mostrando apertamente la sua forza e i suoi metodi. Queste elezioni alla luce del sole rappresentano davvero una evoluzione "democratica" e libera della massoneria?

Quando si parla di massoneria si avverte il pericolo di passare da una superficiale sottovalutazione, ad una paralizzante sopravvalutazione, che riduce la storia dell’Occidente dal Settecento in poi ad esclusivo prodotto degli Illuminati.

Per tutto il secolo scorso, a fronte di istituzioni via via più rappresentative e popolari, dentro una società culturalmente densa e ancora fortemente influenzata dai princìpi cattolici, le logge massoniche Italiane hanno preferito agire in regime di grande riservatezza, facendo della segretezza la propria forza attrattiva.

Ora, nell’humus povero di appartenenze e di progetti in ogni campo, nella mancanza di figure che rappresentino autorevolmente limiti e regole, la strategia massonica è cambiata, portando l'associazione ad uscire decisamente a vita pubblica. Ma la sostanza non è cambiata.

La scelta dei membri è fortemente selettiva: vengono accettati solo professionisti, in vista e solo se presentati da altri adepti. Una sottolineatura particolare la merita l'esclusione strutturale e preventiva dagli affiliati di metà della società: le donne. «I Massoni hanno stima, rispetto e considerazione per le donne. Tuttavia, essendo la Massoneria l'erede della Tradizione Muratoria operativa, non le ammette nell'Ordine», così riporta la loro carta d’identità nel sito ufficiale del Grande Oriente. Basta questa disposizione per mettere una forte ipoteca al raggiungimento della finalità scritta nella definizione ufficiale dell’"Istituzione" (termine usato per descriversi): avere un ruolo «nel processo di modernizzazione e progresso del nostro Paese».

La via scelta per fornire risposte alle complesse domande dell'attualità è una risoluzione molto netta: affidarsi ad una super élite, una rete di "competenti" che in luoghi chiusi e ben precisi prende decisione per conto di tutti, in nome della sua competenza, senza mai sottoporsi ad un giudizio esterno. La partecipazione ai processi decisionali dei cittadini senza una particolare qualificazione se non quella dell’appartenenza alla comunità civile non è avvertita come necessaria: la fiducia nel manovratore deve essere piena e cieca.

Nel programma della Loggia P2 si teorizzava che la conduzione politica della nazione, per esprimere le proprie tensioni e trovare i suoi assetti istituzionali, non doveva più essere frutto di processi politici democratici, occorreva invece, per superare le lungaggini delle procedure democratiche, una razionalizzazione ricercata attraverso una tecnocrazia efficiente ed efficace.

Molte volte la massoneria ufficiale ha misconosciuto il programma di questa loggia denunciando la sua deviazione dalle regole etiche ufficiali, ma mi sembra necessario sottolineare che è proprio della struttura massonica esigere un vincolo di fraternità elettiva che esclude, di fatto, chi non aderisce. La possibilità di una deviazione antidemocratica è quindi molto concreta. Se i membri della classe dirigente si mettono in rete, attraverso un patto di aiuto reciproco, con una visione omogenea sulla società per portare avanti dei programmi comuni, molto facilmente questa élite sarà tentata di sentirsi autosufficiente e di annullare il patto di ampiezza universale che lega ognuno di noi al vivere sociale e alle sue regole istituzionali. 

Allora che fare? Basta con la tentazione di affidarsi a minoranze che dettano legge ad una massa dall’elettroencefalo piatto! Non basta che siano minoranze illuminate. C’è bisogno di mettere in campo un paziente lavoro che coinvolga tutti i cittadini e accresca condizioni propizie di partecipazione. La profonda consapevolezza della propria dignità e dei propri diritti è la barriera migliore a tutte le derive assolutiste. In buona sostanza, occorre di nuovo fare della democrazia una questione di popolo.

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