La martire dei minatori
Tutta l'India ha partecipato al dolore per la morte di suor Valsa John, che ha pagato con la vita il suo impegno per la difesa delle popolazioni del Jharkhaland
L’hanno definita martire dei diritti delle popolazioni tribali del Jharkhand, suor Valsa John, che da dodici anni viveva nella zona orientale dell’India nel distretto di Pakur. La religiosa, originaria dello stato del Kerala nel sud India, aveva fondato un’associazione non governativa per la salvaguardia dell’ambiente, il Rajmahal Pahar Bachao Andolan; ma soprattutto da anni lavorava per la difesa delle popolazioni della zona.
L’iniziativa aveva portato la suora in primo piano sulla scena pubblica. Già negli anni scorsi suor Valsa, molto nota in quella parte dell’India per le sue attività in favore dei diseredati, aveva animato le dimostrazioni contro le miniere di carbone di Aalubera e Pachubera, controllate dalla mafia locale, che usa senza scrupoli di alcun tipo le popolazioni tribali che vivono nella zona. Grazie alla corruzione, che caratterizza le istituzioni dello stato del Jharkhand, i proprietari delle miniere e quelli delle industrie del legname erano riusciti a far arrestare la religiosa nel 2007. L’arresto era avvenuto fuori dell’ufficio del magistrato distrettuale, da parte della polizia, che l’aveva trattenuta senza un regolare mandato. La suora cattolica non limitava la sua attività alla mobilitazione contro i proprietari delle varie industrie minerarie della zona, ma aveva aperto dispensari e scuole per i figli dei minatori e per gli abitanti dei villaggi poverissimi in quella parte dell’India, onde assicurare un minimo di assistenza alle famiglie.
La notizia della morte della suora cattolica ha provocato sdegno non solo fra i cristiani, ma anche da parte di altre comunità in tutta l’India. Lo dimostra il fatto che migliaia di persone sono accorse al suo funerale, celebrato da un gesuita, da cinquanta sacerdoti alla presenza di duecento suore.
Jharkhand è uno stato dell’India, nato alcuni anni fa dalla divisione dal Bihar. Si tratta di una zona ad alta concentrazione di popolazione adivasi – come vengono chiamati i gruppi tribali in India – caratterizzata da problemi endemici di povertà, acuita dallo sfruttamento da parte di latifondisti e proprietari terrieri. L’amministrazione è spesso latitante, o connivente con la mafia locale. L’assassinio di suor Valsa John è il quinto caso di morte violenta di attivisti impegnati nella difesa dei diritti delle popolazioni locali della zona. Qualche tempo fa una famiglia intera era stata sterminata a causa dell’azione contro le mafie che controllano le miniere.
Negli ultimi cent’anni il cristianesimo si è diffuso, grazie all’evangelizzazione dei gesuiti belgi a partire dalla fine del XIX secolo. La popolazione cristiana è cresciuta fino a fare di questi stati una delle roccaforti del cristianesimo indiano. Tuttavia nel corso degli anni si sono stabiliti in Jharkhand anche non pochi gruppi evangelicali, che con la loro politica aggressiva di proselitismo hanno suscitato tensioni sociali e religiose non indifferenti.
«I poveri hanno perso una benefattrice, che non ha mai cessato di lottare per i diritti della gente del posto» ha dichiarato il card. Telesphore Toppo, anch’egli di origine tribale.
In varie parti dell’India i cattolici hanno organizzato veglie di preghiera notturne per ricordare la religiosa, ma anche per portare all’attenzione dell’opinione pubblica la penosa situazione sociale ed umana della popolazione tribale di questa parte dell’India. Si è trattato di momenti di preghiera e di riflessione ai quali hanno partecipato, in particolare a Delhi e a Kolkata, numerosi rappresentanti di diverse religioni, che hanno ribadito come la morte della religiosa cattolica sia motivo di vergogna per tutti coloro che credono e che lavorano per i diritti dell’uomo.