La marcia dei 1000 piedi

Dopo lo striscione contro i profughi alla fiaccolata del 28 dicembre scorso l’associazione Ritmi e danze dal mondo organizza, domenica 22 gennaio, un percorso a piedi un simbolico tratto di strada lungo il Montello, in provincia di Treviso

La foto aveva fatto il giro del web: uno striscione con scritto «Benvenuti sul Montello, sarà il vostro inferno», esibito dai partecipanti alla fiaccolata dello scorso 28 dicembre a Volpago del Montello, per opporsi alla decisione di insediare un centinaio di richiedenti asilo all’ex polveriera. Nei giorni successivi organizzatori ed esponenti politici locali si erano dissociati da simili toni; ma la tensione in zona comunque rimane alta, tra chi si oppone in toto all’accoglienza, e chi vorrebbe sì aprire le porte ma con soluzioni diverse. Tra questi ultimi c’è l’associazione Ritmi e Danze dal Mondo, attiva da 22 anni nel campo del dialogo interculturale tramite l’omonimo festival, che ha deciso di rispondere alla fiaccolata con una marcia: la “Marcia dei 1000 piedi”, con riferimento ai 500 volontari dell’associazione, che domenica 22 gennaio attraverserà parte del Montello – preceduta da una staffetta che invece percorrerà l’intero colle.

ritmi

 

La marcia, hanno subito tenuto a precisare gli organizzatori, non è “contro” nessuno: «La nostra è piuttosto proposta di un evento positivo – si legge nel comunicato di presentazione – i 500 volontari del festival vogliono metterci la faccia e i piedi, “mille piedi” che simbolicamente camminano insieme, con tutti coloro che vorranno partecipare, per dire che è necessario proporre un modo diverso di affrontare i cambiamenti sociali e la questione dei migranti, partendo dal nostro essere cittadini capaci di promuovere una partecipazione civile consapevole e informata nel territorio in cui viviamo. Stiamo invitando i sindaci del comprensorio del Montello [diversi dei quali avevano invece sostenuto la fiaccolata del 28, ndr], a ribadire che vogliamo superare ogni rischio di contrapposizione, con l’unica attenzione che parole violente non accendano ulteriormente animi già esasperati. Stiamo lavorando con altre realtà del territorio, che parteciperanno con noi all’evento».

L’intenzione, insomma, è chiara: creare un’occasione di incontro che sia un punto di partenza per affrontare insieme una questione che invece si sta rivelando molto divisiva. Ma il messaggio è passato? Come l’ha colto una popolazione che è – legittimamente, si dirà – preoccupata per le possibili conseguenze negative di un modello di accoglienza che in Veneto ha già dato cattiva prova di sé, ma allo stesso tempo fatica ad accettare la possibilità di un’accoglienza diffusa? «Non è un messaggio facile da cogliere, perché ultimamente nel dibattito pubblico tutto si gioca sulle contrapposizioni – osserva il presidente dell’associazione, don Bruno Baratto –: “con noi o contro di noi”, senza mezze misure. Noi però non vogliamo sottostare a questa logica, ma continuare a proporre lo stile con cui lavoriamo da più di vent’anni, per favorire l’incontro e non lo scontro tra italiani e migranti, e tra migranti di diverse provenienze. Solo facendo la fatica di incontrarsi tra persone diverse è possibile adoperarsi per il bene comune». Don Bruno ammette che «questo nostro stile sembra non trovare molta sponda»; però riconosce che il lavoro di questi anni ha comunque fruttato all’associazione un “capitale di credibilità”, che «se lo gestisci in maniera seria, cresce». Di qui le basi per porsi quindi come interlocutore credibile verso le istituzioni e la società civile nel suo complesso.

L’appuntamento è per le 14.30 a Villa Wassermann di Giavera del Montello, da dove partirà la marcia con percorso ad anello, con rientro previsto per le 16. Da lì ci si trasferirà al Palamazzalovo di Montebelluna, dove sono attesi interventi di ospiti anche di spessore – i nomi non sono stati ancora resi noti – oltre a musica, danze e altre attività, con tanto di spazio dedicato ai bambini. In caso di pioggia tutto si svolgerà all’interno del Palamazzalovo a partire dalle 15.

La manifestazione del 22 però, si diceva, vuol essere un punto di partenza: e poi? «Innanzitutto vorremmo che questo fosse il primo di una serie di incontri sul territorio – spiega don Bruno – per far conoscere meglio la situazione dei richiedenti asilo e quali possono essere le vie per l’accoglienza. Per il resto, come diceva mia nonna, “no go la bala de viero”, non ho la palla di vetro: in quanto punto di partenza, la marcia è anche l’occasione in cui ricevere riscontro dalla società civile e dalle istituzioni per definire poi come muoverci insieme».

 

 

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