La manovra avrà un effetto recessivo

Vittorio Pelligra, docente di economia politica, dà una valutazione del provvedimento approvato dalla Camera. «L’impoverimento di coesione sociale non aiuta la crescita. I cittadini risorsa e non peso»
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Mentre si ventila che a salvare l’Europa saranno i Paesi emergenti e mentre l’Unione europea continua a far pressioni sull’Italia per un piano economico efficace di salvataggio, ieri il Parlamento ha approvato, con il voto di fiducia, la legge finanziaria. Abbiamo chiesto il parere di Vittorio Pelligra, nostro editorialista e docente di Economia politica all’università di Cagliari. 

 

Qual è il suo giudizio sulla legge finanziaria approvata, dopo alterne vicende, ieri pomeriggio?

«La mia valutazione è quasi tragica, perché una manovra di questo tipo è finalizzata solo ad un obiettivo di brevissimo periodo che è quello del pareggio dei conti e non si vedono altre mete all’orizzonte. Il pareggio si sarebbe potuto fare in molti modi, ma si è scelto l’appesantimento della pressione fiscale che già in Italia è molto alta . Il rischio di questa scelta è che si abbia un effetto recessivo poiché nel nostro Paese la crescita è già ridotta al lumicino e queste misure avranno effetto sui consumi e sulle capacità di spese delle famiglie, che in tal modo saranno ancora inferiori. Quindi se queste misure avranno un effetto recessivo significa che anche le maggiori entrate attese dalle tasse non arriveranno, poiché a redditi più bassi, corrisponderanno entrate fiscali minori e quindi gettito estremamente ridotto rispetto alle previsioni. Si conclude che, nel 2013, il pareggio di bilancio non sarà raggiunto e finiremo in un avvitamento vizioso».

 

Secondo lei quale altra scelta si sarebbe potuta fare?

«Una pressione fiscale così alta in Italia ci dice che lo Stato spende una  quantità abnorme di soldi. Il punto vero è capire come li spende e non fargliene spendere di più . Si tratta, piuttosto, di  far spendere meglio con una razionalizzazione delle spese, con tagli alle spese improduttive, con una valutazione seria dell’efficacia delle politiche pubbliche e degli interventi: tutte cose che dalla manovra non sono toccate. Si è fatta, secondo me, demagogia poetica sui tagli ai costi della politica, ma non si ottengono risparmi in questo modo: bisogna utilizzare bene i soldi che lo Stato ha e non chiederne altri».

 

Se potesse intervenire direttamente sulla riforma, su che fronte agirebbe?

«La manovra è frutto di un orientamento culturale che è fuori tempo, con retaggi slegati dal treno dell’innovazione che i Paesi più avanzati stanno invece cercando di seguire. Prendiamo l’esempio di Francia e Germania: in un momento di crisi come quello che tutti indistintamente stiamo attraversando, gli unici settori dove i due Paesi non hanno tagliato sono quelli della ricerca e dell’innovazione. Si capisce allora che se un Paese vuole tornate a crescere e vuole rinascere deve investire sul motore che sono innovazione, formazione e accumulazione di capitale umano, proprio come hanno fatto i Paesi emergenti che ora potrebbero venire in soccorso dell’Europa»

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