La “mamma di San Vittore”
La piemontese suor Enrichetta Alfieri beatificata a Milano il 26 giugno
Domenica 26 il vescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, ha proclamato in duomo tre nuovi beati: don Serafino Morazzone, padre Clemente Vismara e suor Enrichetta Alfieri.
Maria Angela Domenica Alfieri, detta semplicemente Maria, nasce a Borgo Vercelli il 23 febbraio 1891. Il 20 dicembre 1911 entra tra le Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret nel monastero Santa Margherita di Vercelli, prendendo il nome di Enrichetta. Dopo aver studiato a Novara insegna in un asilo infantile di Vercelli fino a quando, nel 1917, si ammala del terribile morbo di Pott. Il viaggio a Lourdes non ottiene la guarigione, ma il 25 febbraio 1923, per intercessione di Maria Immacolata, guarisce completamente.
Il 24 maggio 1923 è inviata al carcere di San Vittore a Milano. Lì le Suore della Carità hanno il compito di assistere, soccorrere e incoraggiare le detenute, oltre che a dare un conforto spirituale. Suor Enrichetta svolge così bene e con immenso amore questo compito che le detenute la cercano in ogni momento e fanno a gara per stare più tempo possibile con lei. Si merita il titolo di “mamma e angelo di San Vittore”.
Intanto scoppia la guerra, che porta con sé anche la persecuzione contro gli ebrei. Il carcere diventa la sede delle SS, dove i tedeschi li portano in attesa del trasferimento nei campi di sterminio. In questo doloroso frangente suor Enrichetta si adopera in modo ancora più straordinario per ridonare loro la dignità: tra queste, una detenuta che deve consegnare un biglietto ai fratelli dicendo loro di scappare. Suor Enrichetta si offre di recapitarlo, ma viene scoperta e arrestata. La sua cella diventa pellegrinaggio di laici e religiosi che vogliono confortarla, ma ancora una volta è lei che conforta gli altri. Condannata alla fucilazione, si salva per interessamento del Cardinale di Milano, il beato monsignor Ildefonso Schuster, che scrive a Mussolini.
Suor Enrichetta è nota anche per aver dato la possibilità al giovane Mike Bongiorno, spedito in carcere nel 1944 dai nazifascisti perché partigiano, di vedere più volte la madre detenuta nel reparto femminile dello stesso carcere, consapevole di rischiare ogni volta la vita.
Viene allora trasferita nella casa provinciale di Brescia dove scrive le Memorie, il diario di prigionia. Richiamata a San Vittore, continua il suo apostolato illuminando e riscaldando con l’amore di Dio l’universo di umanità da lei incontrato.
La mamma di SanVittore muore il 23 novembre 1951. Nel 1995, dopo l’inizio del processo di beatificazione aperto dal cardinal Martini, la sua salma viene traslata dal cimitero di Borgo Vercelli all’Istituto delle Suore della Carità a Milano. La beatificazione è anche merito della testimonianza del celebre Mike, inserita nel dvd E lei, invece, sorride, scritto e diretto da Paolo Damosso e realizzato da Nova T, il centro di produzione televisivo e multimediale dei frati cappuccini italiani. Il racconto è servito per ottenere il nulla osta alla beatificazione da parte del tribunale ecclesiastico, che ha riconosciuto alla suora un miracolo di guarigione.