La Majdan per l’unità del Paese
Mentre nelle ultime settimane, dall’inizio della crisi della Crimea, si susseguono manifestazioni a favore di Mosca in alcune grandi città del Sud e dell’Est del Paese, a cominciare da Donetsk, Luhganks, Kharkiv e Odessa, in piazza Indipendenza, la Majdan, teatro della rivolta dei giovani ucraini dal 30 novembre 2013, si è svolta domenica 23 marzo una “assemblea popolare” in favore di una “Ucraina unita”. Dietro la spinta di un movimento caratterizzato ormai da mesi da una forte carica emotiva, si è venuta a creare una saldatura quale non si registrava da tempo fra governo, forze politiche e l’insieme della società. L’opinione pubblica sembra concorde.
Anche se a certi ambienti occidentali ciò può suonare strano, la manifestazione è iniziata con una preghiera ecumenica per la nazione. E al pubblico è stato chiesto di contribuire alla campagna di raccolta fondi per sostenere i militari ucraini che erano di stanza in Crimea.
Dai grandi schermi a fianco del palco, alla gente della Majdan sono state mostrate le immagini degli assalti alle unità militari ucraine in Crimea da parte delle forze russe. Alla piazza hanno rivolto la loro parola il card. Lubomyr Husar della Chiesa greco-cattolica ucraina, il ministro della Cultura Yevgeny Nyschuk, il ministro ad interim degli Affari esteri Andrei Deshchitsa, il capo del servizio di sicurezza dell'Ucraina Valentyn Nalyvaychenko, il leader di “Terza repubblica ucraina" Yuriy Lutsenko, lo storico Vladimir Vyatrovych, il medico Olga Bohomolec ed altri ancora.
Anche gli attivisti del cosiddetto “Settore pubblico Evromaydan” hanno presentato il loro pacchetto di riforme. Secondo l'attivista Anna Hopko, la prossima settimana, durante la sessione plenaria del Verkhovna Rada, del Parlamento, vogliono mettere tale pacchetto in votazione. Il primo disegno di legge riguarda la trasparenza degli appalti, il secondo l'accesso alle informazioni pubbliche, il terzo riguarda il “registro dei beni”, una sorta di catasto, e il quarto si concentra sull'organizzazione della magistratura, per risolvere il problema dei giudici che prendono decisioni politiche. Tutta la Majdan ha accolto queste proposte con applausi e un solo slogan: «Lo chiediamo».
È oggi difficile prevedere quale sarà il seguito degli eventi. Le grandi manifestazioni popolari di Kiev hanno inferto senz’altro un duro colpo a un regime autoritario e corrotto come quello di Yanukovich. Ma è inutile negare che il successivo spostamento del baricentro della crisi da Kiev alla Crimea e il conseguente intervento russo abbiano posto una grave ipoteca sui risultati ottenuti in febbraio.