La maglia azzurra macchiata

Le slot machine entrano a “casa azzurri” con la pubblicità scritta su tutte le divise della Nazionale. Un’offesa a chi è vittima del “non-gioco” d’azzardo
Nazionale Azzardo © Michele Zanzucchi 2015

Costernazione. O, per citare Marco Tarquinio, uno dei più strenui sostenitori della lotta allo strapotere delle multinazionali dell’azzardo, «vergogna». Scrive oggi il direttore di Avvenire: i calciatori delle squadre nazionali, marchiati “Intralot”, cioè una delle società dell’azzardo più intraprendenti e in espansione, «si ritroveranno come in un incubo anche a fare spot per il grande affare che svuota le tasche di tanti (soprattutto tra i più poveri), alimenta la piaga dell' usura, diffonde malessere sociale e distrugge salute e ricchezza di persone, famiglie e imprese».

 

E pensare che solo pochi giorni fa il premier Renzi aveva fatto nascere non poche speranze promettendo di eliminare dai nostri media la pubblicità delle società dell’azzardo! Viene da credere che vi sia un doppio gioco, o un doppio standard, o una doppia parola. Il fatto è che la società italiana è ormai colonizzata da tali società che hanno issato il nostro Paese al terzo posto nel mondo nell’azzardo. Un bel successo in epoca di budget “zero virgola”!

 

L’azzardo “svuota” i cervelli e i portafogli, ridicolizza gli sforzi per una crescita culturale, svilisce il lavoro di centinaia di milioni di persone impegnate nel difficile compito educativo nell’epoca della rivoluzione digitale. Signor Tavecchio, tolga subito quella scritta dalle maglie della nostra Nazionale. Vuole costringerci a boicottare persino i nostri amati Azzurri? Signor Tavecchio, non guidi la Figc alla morte civile e alla connivenza con chi mette sul lastrico tante famiglie. Signor Tavecchio, non infanghi tutti coloro che nello sport vedono uno degli strumenti privilegiati di educazione alla socialità.

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