La Madonna di Foligno a Milano

Un capolavoro da non perdere: il dipinto rievoca, come un ex voto, un nubifragio con la caduta di un bolide infiammato. È Raffaello nel pieno dei suoi mezzi espressivi. Un trionfo del colore, morbidamente pregno di luce, che genera una armonia di forme e di contenuti eccelsa
Madonna-di-Foligno

Come da tradizione, da qualche anno nella Sala Alessi di Palazzo Marino, centralissimo di fronte al Teatro alla Scala e a due passi dal Duomo, Milano offre ai concittadini e ai turisti un capolavoro. Quest’anno la Pinacoteca Vaticana, grazie al suo direttore prof. Paolucci, ha nientemeno che prestato la celebre Madonna di Foligno di Raffaello.

L’impatto è forte: la tavola è incorniciata da un apparato che ne fa risaltare la monumentalità e il trionfo coloristico. Commissionato nel 1512 da Sigismondo de’Conti, segretario di papa Giulio II e posto sull’altare maggiore della chiesa romana dell’Aracoeli presso cui il curiale fu sepolto, il dipinto rievoca, come un ex voto, un nubifragio con la caduta di un bolide infiammato che risparmiò la casa di Sigismondo a Foligno.

Raffaello, nel pieno dei suoi mezzi espressivi, inscena una teofania che si rivolge confidenzialmente alla terra, creando una tipologia della pala d’altare che avrà enorme diffusione in età barocca. La Vergine, assisa entro un alone dorato e circondata da un coro di putti angelici azzurri, mostra il Figlio – vivace come tutti i bambini – perché accolga la supplica di Sigismondo, avvolto nel purpureo abito curiale.

Il ritratto pregnante di un uomo anziano, il volto ossuto, le mani dalla pelle cascante, lo sguardo fiducioso nell’intercessione divina. Lo benedice l’anziano san Girolamo, in cappa violacea, patrono dei segretari papali, essendolo lui stato di papa Damaso I.

A sinistra, san Francesco inginocchiato – l’Aracoeli è una chiesa francescana –, fissa con l’occhio ardente di religiosità mistica Gesù, mentre un irsuto Battista in piedi lo indica, con il gesto dell’indice “inventato” da Leonardo, ai fedeli. In mezzo ai santi un meraviglioso putto regge la targa dell’ex voto, uno dei mirabili bambini raffaelleschi, costruito a morbide pennellate di luce e colore.

Fra la terra e il cielo Raffaello situa l’episodio del “bolide”, una tempesta estiva di nebbie, di case squarciate da lampi, di azzurre foschie: il mondo della natura con una sensibilità alla Giorgione e alla Dosso, pullulante di vitalità e di serenità, grazie a quell’arcobaleno che, come un arco trionfale, si distende sotto i piedi della Madonna.

Un trionfo del colore, dalla sontuosità delle vesti alla bellezza degli incarnati, dai vapori del paesaggio e della corte celeste ai cespugli luminosi in primissimo piano: il colore è morbidamente pregno di luce e genera una armonia di forme e di contenuti eccelsa, togliendo alla monumentalità dell’impostazione ogni retorica, ogni sovrappiù, ogni eccesso gestuale, perché i sentimenti sono naturali, vivi e freschi, sinceri. E la natura è contemplata nel suo dinamismo come un microcosmo vitale.

In particolare, come accadrà nella Madonna Sistina a Dresda, Raffaello fa scendere il divino soavemente in terra come un piano inclinato, unendo umano e divino con sorprendente naturalezza.

In tal modo, un pala ex voto diventa icona di un rapporto fra la dimensione celeste e quella terrestre, fra il sentimento divino e quello umano, fresco e vicino: nessuna distanza ormai fra terra e cielo, il cielo è tra noi.

Un capolavoro da non perdere (anche con i saggi di Paolucci, Strinati, Firpo nel catalogo edito da 24Ore Cultura). Fino al 12/1

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