La lunga estate della danza a Bassano del Grappa

Grandi eventi di musica, lirica e teatro tra cui “B.motion”, la rassegna che riunisce per alcuni giorni artisti, organizzatori e pubblico di tutte le età
B.motion

Si trasforma in una vera e propria città-palcoscenico Bassano del Grappa, nella lunga stagione di Opera EstateFestival Veneto, che la vede animarsi di grandi eventi di musica, lirica, teatro e danza.Tra questi c’èB.motion , la rassegna di danza contemporanea all’interno dell’articolato festival, che riunisce per alcuni giorni artisti, organizzatori, un foltissimo pubblico di tutte le età, con notevole affluenza straniera. Negli anni ha saputo costruire e educare sul territorio un appassionato e competente pubblico lavorando anche sulla formazione, compresi i più piccoli, al linguaggio della danza contemporanea. Grazie alla direzione artistica di Roberto Casarotto,sempre all’insegna di una progettualità perseguita negli anni con costanza e sguardo lungo, B.motionvanta prestigiose collaborazioni e catene di partner e Network europei, con importanti residenze e produzioni. Ricco e articolato il programma di questa edizione, e lunga la lista delle presenze europee, con un’attenzione a quella olandese.

 Katja Heitmann costruisce, con la pratica acrobatica circensedello "slacklining", un assolo, Eggs are good for your hair, in cui oscilla sempre in un equilibrio precario prima su dei tacchi, poi su una corda sospesa, collaudando diversi modi per far man mano cadere e rompere a terra delle uova. Goffamente rimpicciolita, poi con due diverse maschere e parrucche infine tolte, la performer ironizza così sulle limitazione fisiche e psicologiche che ci infliggiamo, e sulle imperfezioni umane.

Con una componente autobiografica è la coreografia First Body Manydell’israeliana Iris Perez, unviaggio attorno alle tante identità che ogni persona contiene. In una sala del Museo Civico, due diverse personalità, dapprima solitarie, si scrutano diffidenti, per poi coinvolgersi solo dopo che una delle due donne, imbottita di infiniti strati di magliette e pantaloni – le molte identità che ci impediscono di essere quelli che siamo – si svestirà di quegli involucri. Un duetto che acquisterà ritmo e velocità nascendo da gesti semplici, quotidiani, per giungere a un intreccio in cui le interpreti si sostengono vicendevolmente, con movimenti anche sincroni. Nella stessa sala abbiamo visto Please be gentle del cipriota Alexis Vassiliou, una sequenza con incastri di braccia e di gambe scandita da un costante ansimare, ma la cui struttura compositiva è indecisa e ripetitiva, senza uno sviluppo intrigante. Nell’onirico Sous ma peu, della francese Maxcence Rey, un enigmatico trio, seduto sotto fasci di luce variabile e in una costante penombra, poi alzandosi e infine ritornando all’iniziale postura, si muove impercettibilmente evocando fascinazione, pudori, enigmi e ambivalenze della femminilità.

Ancora tutto al femminile è The Ainmated, con Hilde Elbers e Lea Martini, anche coreografe, impegnate in una estenuante duello di gesti meccanici al ritmo quasi ininterrotto di un suono martellante. Movimenti tesi ad indagare nello scorrere del tempo una relazione umana tra immobilità e fughe, nella perenne ricerca di un centro stabile nella vita. Smontando e rimontando scene da fermo, poi spaziate, ricomposte, si crea un effetto ritmico che mette a dura prova la resistenza dello spettatore per delle lungaggini, soprattutto iniziali, e per quel rumore ossessivo.

A ritroso sortiràè un emozionante dialogo gestuale tra Simona Bertozzi e la tredicenne Alessia Ceccarelli nello spazio intimo della stanza affrescata di Palazzo Sturm. Due diverse età del corpo e dell’architettura anatomica in un flusso continuo di movimenti spezzati, allungati, a terra, scanditi da due metronomi, poi dal silenzio, infine da una breve musica. Dalla chiusura segnata da due quadrati a terra, all’apertura che diventa prossimità, condivisione, comunione, crescita.

Nel programma spazio anche al progetto europeo Act your age, per indagare sul tema  dell'invecchiamento attivo. Ecco allora Arthur Rosenberg e Liz King, lui 61 anni, lei 66, ballerini dai fisici allenati, in Blind Date, con ironia inscenano una performance che è una riflessione sul tempo che passa, sull’inadeguatezza e il coraggio, sulla seduzione e la solitudine, sulla consapevolezza e l’accettazione del fisico che cambia. Con sorpresa finale di un coro a cappella che intona When I'm sixty four.

Pieno d’ironia è anche, a tratti, Journey uno struggente duetto tra il trentaduenne Koen de Preter e l’ottantottenne danzatrice Alphea Pouget. Pudico e denso d’anima, con incursioni di musica rock, divertenti dialoghi mimici, traiettorie veloci e lente con diverso ritmo fisico, quest’altro dialogo fra generazioni accomunati dallo stesso sogno di danzare per tutta la vita, è un commovente assalto al cuore. Due corpi diversi e un rapporto di stati d’animo e situazioni che fanno pensare ad una madre e un figlio, a una nonna e un nipote, o a due amanti senza età. Nei loro movimenti c’è la vita: fragile e forte, faticosa, spensierata e dolorosa. La vita che è stata e quella che sarà.

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