La luna nel paniere

Pasquale Maffeo, poeta narratore e drammaturgo, è capace di trasportarci con la sua prosa icastica e corrosiva nei meandri di un’avventura spirituale – Prete salvatico, 1989 – o nella surreale favola napoletana – Nipoti di Pulcinella, 1998 -, ma anche nella vita di grandi del nostro tempo come Federico Tozzi o Giorgio La Pira. Lasciata da tempo la nativa Capaccio, a due passi da Paestum, egli vive nel Lazio ma trae proprio dalla sua terra d’origine ispirazione per questi nuovi racconti che egli ha consegnato alle stampe per i tipi di Caramanica Editore: La luna nel paniere. Con il suo sorriso ironico e pungente, con la sua vena surreale, Maffeo incontra i suoi personaggi dietro le quinte, infonde loro coraggio, offre sicurezza per convincerli poi a venire allo scoperto e per farne, in un afflato di partecipe solidarietà, gli attori principali della sua commedia umana. È gente semplice, umile, lontana dal potere: il vecchio eremita dell’antico santuario sul monte; giovane vice-parroco alle prese con l’istintiva e semplice religiosità della gente di montagna; il dottor Vaudano instancabile nel soccorrere, elargire medicamenti, sempre accanto alla sua gente anche non chiamato; i brumosi e ambigui Vattienti che, almeno nella ricorrenza festiva, vestono panni dignitosi; il povero contadino che ha fatto della ruberia una virtù provata tale virtù ha trasmesso a suo figlio che non solo gli ruba il mestiere ma anche le possibilità; il vecchio calzolaio don Giovanni che per onestà rinuncia a una fortuna; donna Beatrice e la scatenata lotta tra il bene e il male in prossimità della morte; episodi corali dell’ultima guerra, sui rastrellamenti tedeschi; l’incontro tra due bambini nella scuola del paese, uno figlio del carceriere l’altro figlio del carcerato. Lontani da clamori o riconoscenze, i protagonisti di queste storie sono l’espressione di quell’umanità dolente, spesso ai margini, richiamati arivestire il ruolo di protagonisti. I colori della tavolozza di Maffeo sono ora caldi e luminosi, ora freddi e tormentati e ogni tocco è un rinforzo, un accordo nuovo, un’esplicita manifestazione di un incantato sentimento di appartenenza alla bellezza del mondo, fatto da uomini che hanno bisogno di altri uomini. E spesso ciò lo si scopre con la morte, come era accaduto al dottor Vaudano insonne, posseduto da una rovente intelligenza. Non importava chi, se povero o ricco, inerme o potente, zotico o furbo, d’alcuna o nessuna dottrina. Importava la chiamata… La sofferenza non può attendere. Egli andava. Da candido letto a laido giaciglio, gli occhi che lo guardavano – lenti, attenti occhi – pareva invocassero un segnale, un cenno a navigare. Ma solo quando nudo e casto fu consegnato alla terra, molti finalmente capirono il senso, il dono di una vita. Con la sua arte affabulatoria ed intrigante, senza temere il confronto col passato, Maffeo ci porta nelle vicende ora cupe ora liete della sua storia. Egli sa che l’uomo è tale in ogni epoca e che la memoria di ieri è fondamentale per costruire il presente. Facendo tesoro di ciò che ha udito e visto, dopo aver arato il suo giardino, lascia in piedi non chi s’innalza ma colui che s’abbassa: per la Verità, sempre nascosta e mai scopertamente adulata, ci vuole sempre un pizzico di fantasia. Pasquale Maffeo, La luna nel paniere, Caramanica Editore; www.caramanicaeditore.it

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