La luce nel cuore
La lucciola Berlinda aveva paura del buio. Ogni sera, al tramonto, accendeva tutte le luci di casa; con le stanze illuminate a giorno trascorreva tutta la notte, senza chiudere occhio.
Un giorno, Berlinda decise di approfittare della luce per fare un giretto sul prato. Vedendo la piccola lucciola dal corpo tozzo e scuro, Venere, una bellissima farfalla dalle ali blu, le disse: «Nessuno che abbia un aspetto brutto come il tuo dovrebbe farsi vedere in giro, di giorno!».
Berlinda rientrò in casa, si chiuse la porta alle spalle e giurò a sé stessa che non sarebbe uscita mai più. E lì forse sarebbe rimasta se Doristella, la buona fata della notte, non fosse venuta a pregarla di uscire.
«Ma sì, hai ragione – disse Berlinda –, io sono brutta e scura, come la notte. La notte è il solo luogo dove io possa vivere».
Sull’uscio di casa, però, Berlinda fu assalita dalla solita, incontrollabile paura.
«Non posso, non posso!», disse, tremando da capo a piedi. La fata la prese sulla sua mano e accarezzandola delicatamente le disse:
«Non devi avere paura, piccola! La notte è buia sì, ma nel tuo cuore c’è la luce».
Berlinda volò timidamente sopra il prato. In quel momento, frotta di insetti in abito da sera, uscì dal Teatro. Tra tutti spiccava l’Ape Regina, nel suo splendido abito di gala. Eppure il suo abito scintillante non reggeva il confronto con la luce che si sprigionava dal cuore della piccola lucciola.
«Avete visto com’è bella, quella?», chiese la farfalla Venere alle amiche che, nel tono della sua voce, notarono parecchia invidia.
«Sì, è la più bella di tutte», disse l’Ape Regina, senza ombra di gelosia. Poi si rivolse a Berlinda: «Tu non ti rendi conto della tua bellezza – le disse – per questo sei umile. Restalo sempre, cara, perché la bellezza è un dono e va accolto con umile gratitudine. L’umiltà è la degna corona della vera bellezza».
«Farò di tutto per restarlo, maestà», disse Berlinda inchinandosi graziosamente davanti all’Ape Regina, con il cuore straripante di gioia.