La luce dei secoli bui
Dal gossip alla riabilitazione.
Quella che una volta era la frivola cronaca rosa, nell’era della globalizzazione è diventato gossip: un passatempo basato sulle tresche più o meno lecite di personaggi alla ribalta, in un mondo un po’ artificiale, nel quale le storie sentimentali si manipolano a piacimento, in un club per soli Vip nel quale tutto è concesso.
Anche Abelardo ed Eloisa erano due Vip. Il primo era un grande filosofo e teologo, un maestro riconosciuto, fondatore di scuole alle quali accorrevano in tanti. Eloisa era sua allieva, bella e intelligente, di nobile famiglia. L’amore fra loro fu qualcosa di inevitabile, travolgente, inarrestabile… e scandaloso. In quello scorcio d’inizio del 1100, chi era votato agli studi doveva vivere da celibe, e per le signorine non era conveniente distrarre con il proprio fascino un intellettuale celebre come Abelardo. Insomma, c’erano tutte le premesse perché le cose precipitassero, e così avvenne. Eloisa rimase in stato interessante; Abelardo per riparare al danno la sposò, in segreto. Non convinti, i parenti di Eloisa organizzarono una feroce punizione per Abelardo, e lo fecero evirare.
Fosse successo oggi, invece che 900 anni fa, le cose si sarebbero svolte secondo il ben noto copione. I due avrebbero cominciato a litigare di fronte a un avvocato, mentre finivano in pasto all’opinione pubblica, che ne avrebbe analizzato le scelte e le passioni, con frotte di psicologi, criminologi e tuttologi impegnati nell’analisi di ogni dettaglio macabro o perverso. Un sondaggio fra il pubblico avrebbe decretato chi fra i contendenti fosse nel torto, e in qualche trasmissione televisiva avremmo potuto rivivere i fatti con scenografie apposite.
Ma la storia, quando è vera, è più dignitosa di tante sue forzate rappresentazioni. Abelardo ed Eloisa, per riconciliarsi con la propria coscienza, intrapresero ciascuno un proprio percorso spirituale, al punto che Abelardo divenne abate ed Eloisa priora di un monastero. Il loro affetto continuò, ma su un piano divino. Insieme scrissero le regole della vita religiosa, attraverso lettere centrate sulla volontà di Dio e la docilità con la quale dobbiamo seguirla. Da quei secoli del lontano Medioevo – che qualcuno ha osato dire “secoli bui” – ancora s’irradia invece tanta luce. È diversa da quella al neon, delle vetrine scandalistiche, perché è accesa dalla perenne sapienza capace di dirci che dall’errore, e dalla sofferenza, possiamo ripartire verso mete nuove e più elevate.