La lotta tra sciiti e sunniti
72 morti ieri a Baghdad in 14 esplosioni. Un segno della mancata pacificazione del Paese, ma anche di una guerra strisciante intra-musulmana
Le parole di Obama, che pur coerentemente col suo atteggiamento contrario alla guerra, ha ritirato i soldati Usa dall’Iraq, sono state disattese. Non ha lasciato infatti un Paese «pacificato» e «capace di egstirsi da solo», ma una nazione in preda ancora alle lotte fratricide interne. Quelle che oppongono i curdi del Nord al Sud “governativo”, quelle che stanno stringendo in un angolo ben scomodo la comunità cristiana-caldea, ma soprattutto quelle che oppongono gli sciiti, a lungo emarginati totalmente dal potere da parte di Saddam Hussein, e i sunniti, che detenevano tutte le leve del governo del Paese. L’arrivo dei soldati Usa a eliminato questa discriminazione, aprendo però le porte a una competizione straordinariamente violenta. Senza dimenticare che l’Iraq è di per sé una nazione disegnata a tavolino all’inizio del XX secolo, senza una reale corrispondenza con un’unità etnico-tribale.
Ma la vicenda irachena è solo l’ultimo tassello di una tensione infinita che sta opponendo sciiti e sunniti in tutto il mondo mediorientale. Basti pensare alla Siria, dove la simil-guerra civile in corso oppone una setta sciita – gli alawiti del presidente Assad – alla maggioranza sunnita. Nel Libano le tensioni tra sciiti e sunniti è di antichissima data; in questi ultimi anni si sta concentrando nella guerra di potere tra gli Hezbollah, filo-iraniani e ssciiti, alla maggioranza musulmana di natura sunnita. La Turchia, che ha al suo interno una forte minoranza alawita, scegliendo il campo palestinese e abbandonando il regime della Siria, pare aver scelto il campo sunnita. Non vanno poi dimenticati i mai terminati scontri esistenti in Pakistan, in particolare a Karachi, tra le fazioni sunnita e sciita locali, con ordigni che squassano il centro della megalopoli quasi ogni giorno. E anche in Bahrein le tensioni sono elevate. Dietro a tutto ciò c’è il regime iraniano, paese totalmente o quasi sciita.
Ricordiamo che gli sciiti, che sono circa il 10 per cento della umma, della nazione musulmana, sono nati da una scissione sorta nel mondo musulmano sin dalla prima successione di Muhammad, il profeta. Successe che il successore Ali, eletto solamente nel 656, fosse assassinato assieme ai figli Hussein e Hassan, a Kerbala, in Iraq. Da allora gli sciiti (da Shiat Ali, la “fazione di Ali”, che era anche genero di Muhammad) si sono opposti alla tendenza vincitrice della successione (il nome viene da “sunna”, consuetudine, riferita al Profeta).