La libertà del segno

L’energia del gesto pittorico per affermare la libertà interiore ed esteriore dell’artista.
La retraite de Hugues de Payens di Georges Mathieu

Sono solo ventidue le opere di Georges Mathieu esposte alla Galleria Agnellini di Brescia, eppure la qualità e le dimensioni delle tele saziano la vista.
Il celebre e discusso artista francese, erede ideale di Pollock, è ormai riconosciuto come uno dei maestri della pittura informale che ha profondamente influenzato l'arte contemporanea. Eppure, come accade spesso agli artisti di rottura, la novità del suo stile faticò ad essere accettata allorché, dal 1947, iniziò ad applicare il colore sulla tela direttamente dal tubetto con una gestualità molto espressiva e rapida, quasi calligrafica. Nell’intento di liberare la pittura dalla convenzionalità della figura, intento condiviso da molti suoi contemporanei, Mathieu dà vita ad una pittura d’impeto.
Il suo stile rientra fra le declinazioni di tanta arte degli anni Cinquanta come reazione a quella “civiltà delle macchine” che trova il proprio culmine negativo nella bomba atomica; gli artisti controbattono rilanciando il mondo della vita con forme libere da ogni tipo di geometria.
Ma questa contestualizzazione può avvenire solo col senno di poi. Inizialmente la critica attacca invece Mathieu proprio nella libertà e nella rapidità del suo operare; i quadri paiono dipinti troppo velocemente. Si aggiunge poi il fatto che l’artista è ricco, eccentrico, esibizionista nonché monarchico di rango aristocratico e, sul clima puritano dell’epoca, il Time liquida il pittore come effimero “effetto di moda”; la sua opera viene tacciata di essere facile, poco seria, decorativa o semplicemente di cattiva qualità. Il pittore ne resta ferito: «Da più di due anni lavoro nel vuoto… Non cerco la compassione, ma soffro per il mio isolamento».
Ma, lungi dal rivedere il proprio stile, Mathieu resta fedele alla propria linea, ad una pittura intesa come arte di puro impeto, libera da ogni costrizione formale. Predilige l’improvvisazione e l’immediatezza del segno, rifiutando riferimenti stabili e legami a forme definite. «La mia pittura è la pittura dell’energia, della febbre, dell’eccitazione della vita». Lo troviamo presto nei musei e nelle gallerie di diversi Paesi nell’atto di mostrare non solo il quadro finito ma anche il gesto che lo realizza. Le sue performance pittoriche resteranno famose per la gestualità strabiliante, per l’immediatezza dell'esecuzione e la freschezza del segno.
In realtà, l’arte di Mathieu è libera, ma non incontrollata; la sua gestualità esprime le personali riflessioni sulla storia dell’arte, sulla pittura, sul proprio vissuto, sul presente e sul passato; il particolare interesse per il Medioevo caratterizza addirittura un suo “periodo araldico” in cui, a tradursi in segni, sarà lo studio di armi e stemmi. È difficile non riconoscere il merito di chi, come Mathieu, ha reso testimonianza dell’energia e della libertà interiore, consegnando ai segni e ai colori un sentire personale che, con la distanza di uno sguardo retrospettivo, diventa sentire collettivo.
 
Georges Mathieu 1948-1969, Brescia, Galleria Agnellini Arte Moderna, fino al 14/4 (cat. Agnellini Arte Moderna).

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