La lezione dell’Uruguay
La squadra del piccolo paese latino-americano ha superato i giganti del calcio compatta e solida di fronte alle avversità grazie al suo ct Tabárez, il "maestro"
Un “paisito” – come gli stessi uruguayani lo chiamano affettuosamente – di poco più di tre milioni di anime è per la quindicesima volta campione sudamericano. L’Uruguay ha superato giganti come Argentina e Brasile. Ha vinto e ha giocato meglio di tutti.
A sconfiggerli non sono bastati Messi, Neymar, Robinho, Tévez, Mascherano e tanti altri nomi del pallone.
Alle spalle di questo trionfo c’é una squadra, e non una collezione di stelle, ma soprattutto un progetto serio e a lungo termine, pensato e difeso contro venti e maree dal direttore tecnico Óscar Washington Tabárez, un piano in cui questi 23 giovani hanno creduto.
Il “maestro” Tabárez ha formato un gruppo, scegliendo giocatori con caratteristiche specifiche. Alcuni sono stati preferiti ad altri, che magari erano i beniamini del popolo, ma pur meno talentuosi erano più capaci di fare squadra: è questo era quanto il tecnico voleva. Nello stesso progetto sono state coinvolte anche le nazionali giovanili e non è un caso che anche l’ Under 17 si è guadagnata un secondo posto e la qualificazione ai mondiali under 20.
Di fronte alle avvesità, che nelle partite di questa coppa America non sono mancate, tecnico e giocatori non si sono disgregati, ma hanno fatto ancor di più squadra, si sono rafforzati. Soprattutto, hanno testimoniato nel gioco, nel comportamento fuori dal campo e nelle esternazioni alla stampa, valori di cui l’intelligente popolo uruguayano ha preso nota. Senz’altro – l’abbiamo visto nel Mondiale – se si fosse perso, la gente avrebbe festeggiato lo stesso. La vittoria senza dubbio dá legittimità e forza all’esempio di un uomo che ha saputo incarnare il ruolo del leader serio e capacedi cui oggi in tanti campi c’è davvero bisogno.
Tabárez è un conduttore che si assume sempre le sue responsabilità, opera scelte, le difende contro le avversità, forma leaders tra i giocatori (che sanno quello che rappresentano anche a livello mediatico e di questi tempi è una lezione per tutti) e li organizza per perseguire una meta comune, credendo profondamente che il “come” è la chiave per raggiungere e mantenere qualcosa di grande a lungo termine. Un moderatore, un padre, un signore. Tre parole che i giocatori e i giornalisti hanno sovente impegato per definire Tabárez, e che lui ha umilmente riempito di contenuti.
Sono molti gli uruguayani che esprimono in mille modi la gratitudine per questi giocatori. Tutti prendono nota della lezione che questa squadra ci ha dato: un modo di pensare e di agire che è l’unico che ci potrà permettere di crescere come esseri umani e come società. Ora è da mettere in pratica nella partita di tutti i giorni