La letteratura, un ponte verso i rifugiati

16 Istituti scolastici hanno ricevuto il marchio di Scuola amica dei rifugiati, nel corso dell'evento la Scrittura non va in esilio, promosso da Centro astalli e Cepell

Mercoledì 27 ottobre si è tenuto a Roma l’evento “La scrittura non va in esilio”, un momento di incontro e celebrazione organizzato dal Centro Astalli, in collaborazione con Rai Scuola e il Centro per il Libro e la Lettura del Ministero della Cultura (Cepell).

Le scuole di tutta Italia hanno partecipato a questa manifestazione gioiosa in cui la multiculturalità, l’inclusione e l’empatia hanno preso il sopravvento. L’impegno è quello di battersi per una società più giusta, aperta ed accogliente attraverso la sensibilizzazione e la cultura.

Ci sono riusciti i ragazzi e le ragazze delle scuole medie e superiori che hanno partecipato, rispettivamente, ai concorsi “Scriviamo a colori” e “La scrittura non va in esilio”, e che sono stati premiati durante la cerimonia. Il primo posto è andato ad Alice Formica, del Liceo Scientifico Statale Vittorio Veneto di Milano, autrice del racconto “Strade di cicatrici”, diventato una graphic novel con le illustrazioni di Mario Biani, che racconta le tragiche esperienze vissute da una donna migrante prima nel suo Paese, l’Etiopia, poi in Libia, mentre cerca di raggiungere l’Europa, i cui segni sono rimasti sulla sua pelle.

Ha vinto il primo posto anche Rosa Alma Romano, dell’I.C. Sinopoli Ferrini, con il suo testo “L’ultimo verso della canzone”, un’altra storia di migrazione e sofferenza: vite spezzate che cercano una via di speranza. A recitare il racconto nell’Auditorium del Massimo è stata l’attrice Donatella Finocchiaro.

Come in una vera festa, la musica non è mancata. Come non è mancata la testimonianza di occasioni in cui l’incontro di culture è riuscito ed è stato positivo. Ad animare la platea è stata la cantante romana Tahnee Rodriguez, figlia di padre ruandese e madre argentina. Presente all’evento anche l’atleta olimpica di staffetta Maria Benedicta Chigbolu, figlia di padre nigeriano e madre romana, che ha partecipato con gli azzurri a Tokyo 2020.

“Affinché ci sia un vero cambiamento deve partire dall’uomo nello specchio, cioè da sé stessi”, hanno affermato i giovani sul palcoscenico. E così l’hanno dimostrato mettendosi in gioco, entrando nella pelle di quei migranti che altro non sono che persone come tutti noi. Ecco perché padre Giovanni Lamanna ha spiegato che “la scuola ha come servizio quello di aiutare i ragazzi a farsi un’idea libera su questo argomento”.

Ospiti dell’evento sono stati Marino Sinibaldi, presidente per il Centro il Libro e la Lettura, e Flavia Cristiano, presidente di Ibby Italia. Tra i progetti avviati per far sì che i libri diventino ponti per costruire il futuro, è stata menzionata la Biblioteca Lampedusa, con il suo carattere accogliente verso i migranti, che “hanno bisogno di ritrovare una casa, e abbiamo capito che il libro diventa una casa dove abitare”, ha sottolineato la presidente.

Tra gli invitati anche il giornalista Valerio Cataldi, che ha parlato sul problema della schiavitù che si nasconde dietro il narcotraffico, lo scrittore Fabio Geda, e il giovane attivista Giorgio Brizio, autore a solo 20 anni del libro “Non siamo tutti sulla stessa barca”.

Alla fine dell’incontro, 16 istituti hanno ricevuto l’attesto di Scuola amica dei rifugiati, un marchio di qualità che dimostra il loro impegno per fare della società un luogo inclusivo e aperto a tutti.

Il messaggio sembra essere molto sentito dalle nuove generazioni, basta sentirle parlare. Quando è stata intervistata sul palco a proposito di cosa farebbe se avesse l’opportunità di accogliere un rifugiato a casa sua, la risposta di una delle giovani premiate è stata dolce e decisa: “lo farei sentire amato. Poi, con l’ascolto e la comprensione capirei i suoi sogni”.

È possibile leggere tutti i racconti sul sito www.centroastalli.it.

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