La lettera di Benedetto XVI sugli abusi

Il papa emerito risponde alle accuse di aver coperto alcuni preti pedofili, quando era arcivescovo nell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga
(AP Photo/Gregorio Borgia, File)

Dopo la recente pubblicazione del Rapporto sugli abusi nella diocesi bavarese, il papa emerito Benedetto XVI è stato accusato di aver coperto il comportamento di sacerdoti accusati di pedofilia. In particolare, gli si imputava di aver mentito sulla sua partecipazione alla riunione del 15 gennaio 1980, in cui era stato trattato il caso di uno di questi preti, quand’era arcivescovo di Monaco e Frisinga.

Il papa risponde adesso alle accuse con una lettera (e una Analisi dei fatti firmata da tre canonisti e un esperto di diritto alla libertà di espressione) in cui afferma che tutto è nato da una svista di uno dei suoi collaboratori nel redigere la memoria di 82 pagine inviata agli estensori del rapporto. Nella memoria il papa chiarisce anche che non era a conoscenza degli abusi sessuali commessi dai sacerdoti.

Riportiamo alcuni stralci della lettera di Benedetto XVI.

 

Care sorelle e cari fratelli!

A seguito della presentazione del rapporto sugli abusi nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga il 20 gennaio 2022, mi preme rivolgere a tutti voi una parola personale. […]

Nel lavoro gigantesco di quei giorni – l’elaborazione della presa di posizione – è avvenuta una svista riguardo alla mia partecipazione alla riunione dell’Ordinariato del 15 gennaio 1980. […]

Mi ha profondamente colpito che la svista sia stata utilizzata per dubitare della mia veridicità, e addirittura per presentarmi come bugiardo. Tanto più mi hanno commosso le svariate espressioni di fiducia, le cordiali testimonianze e le commoventi lettere d’incoraggiamento che mi sono giunte da tante persone. Sono particolarmente grato per la fiducia, l’appoggio e la preghiera che Papa Francesco mi ha espresso personalmente. […]

In tutti i miei incontri, soprattutto durante i tanti Viaggi apostolici, con le vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti, ho guardato negli occhi le conseguenze di una grandissima colpa e ho imparato a capire che noi stessi veniamo trascinati in questa grandissima colpa quando la trascuriamo o quando non l’affrontiamo con la necessaria decisione e responsabilità, come troppo spesso è accaduto e accade. Come in quegli incontri, ancora una volta posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono.

Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica. Tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori che si sono verificati durante il tempo del mio mandato nei rispettivi luoghi. Ogni singolo caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile. Alle vittime degli abusi sessuali va la mia profonda compassione e mi rammarico per ogni singolo caso. […]

Sempre più comprendo il ribrezzo e la paura che sperimentò Cristo sul Monte degli Ulivi quando vide tutto quanto di terribile avrebbe dovuto superare interiormente. […]

Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato (Paraclito). In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte. […]

Cari amici, con questi sentimenti vi benedico tutti.

 

Il testo integrale della lettera può essere trovato qui.

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