La lenta rinascita dell’Aquila
Quando visitai il centro storico dell’Aquila, tre anni fa, rimasi impressionata dal silenzio. Non si udivano rumori: quella zona della città era come congelata, priva dei suoni che testimoniano una presenza operosa e la rendono viva. Le voci dei pochi operai al lavoro, nonostante le tantissime gru montate ovunque, rimbombavano nel vuoto. Non c’era traffico, non c’erano auto, pochissimi i turisti per le strade.
Oggi L’Aquila è un cantiere in fermento. Anche nel centro storico è tornata la vita. Si fatica a trovare un parcheggio, cittadini, operai e turisti si aggirano per le viuzze o si attardano sulle panchine della piazza e molti negozi hanno riaperto: ristoranti e pub, ma anche gioiellerie e negozi di abbigliamenti colorati, con in mostra merce griffata.
Secondo i dati dell’Usra, l’Ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila, è stato avviato il 73,47% delle pratiche edilizie private e solo il 60,97% di quelle pubbliche. Degli oltre 2 miliardi e 300 milioni di euro richiesti finora, ne sono stati erogati solo 1 miliardo e 414 milioni.
Siamo bel lungi dal completamento della ricostruzione e in alcune zone le gru non sono ancora arrivate, come in piazza Santa Margherita, ma qualcosa è cambiato, anche nella mente delle persone. È come guardare il bicchiere riempito a metà ed essere decisi a vederlo mezzo pieno. Un ottimismo forse forzato, ma che aiuta ad andare avanti, a superare il tragico terremoto del 6 aprile 2009, che provocò 309 morti, più di 1.600 feriti, danni e devastazioni per miliardi di euro.
Chi non è riuscito a superare il dolore, ha cercato rifugio nelle droghe, nell’alcol o nel gioco d’azzardo: nel 2017 i pazienti presi in carico dal Servizio tossicodipendenze sono stati più di 400, mentre tra slot machine, gratta e vinci e scommesse, la spesa media pro capite degli aquilani (e degli abruzzesi in generale), è stata superiore alla media italiana.
I motivi per scoraggiarsi ci sarebbero, soprattutto per chi vive ancora nei moduli abitativi provvisori (map) e negli appartamenti del Progetto case, ma qui serve ottimismo e forza d’animo. Ce lo spiega con un gran sorriso Marzia, artigiana di 48 anni, che apre ogni giorno la sua botteguccia di legno in piazza Duomo. Molti altri, ci racconta, aprono solo nei week end o quando ci sono delle manifestazioni pubbliche, che richiamano tanta gente, come nel periodo di carnevale.
Negli ultimi tempi, commenta, i lavori della ricostruzione sono un po’ rallentati. «I commercianti – ci spiega Marzia – sono demoralizzati. I negozi stanno riaprendo, ma sono soprattutto bar e ristoranti. Non siamo stati aiutati, solo adesso che rischiamo la chiusura parlano di agevolazioni». I progetti di sostegno avviati, ci dice Marzia, prevedono l’anticipo delle risorse finanziarie. Chi non le ha, è tagliato fuori. Chi le trova, magari investendo i risparmi di una vita per aiutare un figlio, rischia di perderli, come è già successo a un giovane commerciante della zona. «Io sono una combattente – sorride l’artigiana – e vado avanti, altri no, fann fatica. Per aiutare noi commercianti dovrebbero sospendere le tasse per qualche periodo, così davvero L’Aquila potrà rinascere. Tra dieci anni la città sarà bellissima e innovativa, con tutti i sottoservizi nuovi. Ne sono sicura, L’Aquila riuscirà a rinascere».