La leggenda del pianista sul Tevere

Articolo

Torno a casa e mi lego al pianoforte aveva dichiarato scendendo dal podio di Atene con la medaglia di bronzo al collo conquistata nel quattro senza. Un po’ come l’estroso musicista de La leggenda del pianista sull’oceano, che, pur di non staccare le dita dal suo pianoforte, rimase per tutta la vita sul piroscafo Virginian, di spola sull’Atlantico. Lorenzo Porzio, colui che ha riportato a Roma, dopo 72 anni, una medaglia nel canottaggio, è innamorato della musica: A Piazza Navona, a Sant’Agnese, c’è un organo straordinario: ci vediamo lì. Le sinuosità barocche del Borromini, emancipate da regole e precetti, ci annunciano l’incontro con un atleta che sconvolge i canoni del campione schiavo del proprio attrezzo sportivo. Le callosità delle sue mani, per la incessante presa sui remi, non ne frenano la leggerezza nello sfiorare i tasti, mentre la luce che diffonde abbondante dalla cupola illumina il suo fresco sorriso: Non so se sono l’unico organista con i calli alle mani, ma so per certo che sono l’unico studente di conservatorio medagliato olimpico. Quella medaglia gli ha cambiato la vita: interviste, eventi, anche mondani, il cellulare che squilla in continuazione. Accanto alle onorificenze, cavaliere della repubblica, ora con i proventi del bronzo può pagarsi gli studi e continuare quella carriera musicale costruita con ammirevole tenacia e dedizione: gli esami al conservatorio sostenuti, a causa degli impegni sportivi, da privatista (una fortuna, così ho fatto più anni in uno!), studiando anche quattro o cinque ore al giorno, fra un allenamento al mattino e l’altro al pomeriggio. Obiettivo: i diplomi da compositore e direttore d’orchestra. Una vita di sacrifici? È pesante, ma non un sacrificio: sono le mie due passioni, ciò che più mi piace fare. Quando voglio divertirmi… vado a suonare o a remare . Papà Guido e mamma Delia l’hanno avviato alla musica a sette anni, con le note di Verdi o Puccini che riempivano la casa, e incoraggiato, lui che da piccolo era grassottello, impacciato e con la erre moscia, a nuotare, prima, ed a remare, poi, per snellire il fisico: Col canottaggio, a tredici anni, in sei mesi sono passato dalla taglia 54 alla 48!. Il Circolo Canottieri Aniene, sul Lungo Tevere, sotto lo sguardo esperto del tecnico Riccardo Dezi, è la sua seconda casa, così come la basilica del Sacro Cuore Immacolato di Maria, a piazza Euclide, a poche centinaia di metri dal fiume. Lì Lorenzo ha sviluppato il suo precoce talento musicale: a undici anni suonava Bach e la gente gli chiedeva… dove fosse andato l’organista che aveva suonato il pezzo. A sedici anni è già in maglia azzurra, un riconoscimento conquistato svegliandosi alle cinque del mattino per allenarsi prima di andare a scuola, per tornare sul fiume nel tardo pomeriggio dopo i compiti e lo studio della musica. Non ricorda quando ha deciso di fare l’atleta, ma quando è stato sul punto di smettere, al mondiale 2000 allorché gli si spezzò un remo in finale: In quei momenti capisci che per vincere occorre imparare a perdere. Lorenzo accosta disinvoltamente remi e spartiti: Oggi il canottaggio non è più solo forza, ma tecnica, sensibilità, ritmo, armonia: si potrebbe remare con un metronomo sulla prua della barca. Le barche con il timoniere hanno chi tiene loro gli accenti, come nella musica. Il canottaggio invece mi ha dato grande sicurezza alla tastiera, anche davanti al pubblico. Oggi Porzio vive di concerti: La musica è il mio lavoro, e lo sarà per sempre. Il canottaggio è una bellissima parentesi della mia vita, una parentesi in cui do tutto me stesso, senza risparmio: ma l’atleta è un grande sognatore che prima o poi deve fare i conti con la realtà per non diventare un disadattato. Deve averglielo insegnato suo padre che a diciotto anni gli ha vietato di pensare alle Olimpiadi prima di aver superato la maturità. Lorenzo c’era rimasto male, ma ora lo ringrazio perché mi sono costruito qualcosa. Avere altri interessi aiuta nello sport di vertice? La musica riesce a farmi staccare la spina, a non pensare sempre, con ossessione, all’allenamento, una cosa deleteria per un atleta. E quando torno in barca sono più concentrato. Una medaglia olimpica è importante, ma più importante è ciò che c’è dietro, gli insegnamenti che solo lo sport ti può dare: il rispetto degli altri, della propria persona, del sacrificio, del corretto utilizzo del proprio tempo. Sono valori che poi ti ritrovi nella vita di tutti i giorni, affettiva, familiare, lavorativa. Campioni nello sport per essere campioni nella vita non è solo una frase fatta. Alle spalle c’è una famiglia che lo sostiene: i genitori, la sorella Claudia, cantante e pianista anche lei: Sono la mia colonna portante! Non fosse altro che per soddisfare la mia esigenza di cinquemila calorie quotidiane… E poi c’è Camilla, arbitro di calcio e skipper: siamo insieme da due anni, è la mia musa ispiratrice. Si commuove quando le dedico le mie sonate migliori…. Chiude la tastiera, ripiega gli spartiti: è tempo di scendere sul Tevere. Che musica suoneresti in barca? Per l’allenamento, in mezzo alla natura, sceglierei un Notturno di Chopin; in gara invece ci vuole Il volo del calabrone!.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons