La legalità possibile

Non sono solo le regole a governare una comunità e a proteggerla dall'illegalità. Servono relazioni di reciprocità, relazioni-incontro dove la legalità diventa organizzata. A confronto con il magistrato Giuseppe Gatti
Legalità e fraternità

«La legalità può esistere solo in una dimensione comunitaria». Lo ha affermato il magistrato antimafia Giuseppe Gatti nell’ambito di un incontro svoltosi al centro La Pace di Benevento. L’azione repressiva della magistratura e delle forze dell’ordine, da sola, può fare ben poco in un Paese che soffre sotto la pressione della criminalità organizzata e della mafia.
 
Da qui l’appello a rivedere il concetto di legalità nell’ottica delle relazioni interpersonali. E secondo il pubblico ministero Giuseppe Gatti una cultura della legalità nasce dai modelli di relazioni sociali che impostiamo nella comunità, dall’educazione dei bambini fino alle regole di convivenza sociale. Le regole, che sono alla base delle forme organizzative sociali, si riempiono di contenuto solo in funzione degli assetti che si intendono dare alle relazioni umane. 
 
Egli stesso afferma: «Gli unici modelli possibili di relazione sono la relazione-scontro e la relazione-incontro. Nel modello “verticale” proprio della relazione-scontro, i valori sono quelli della forza, del primato della selezione naturale: in un contesto simile le regole punteranno a valorizzare il principio di gerarchia, a riconoscere la superiorità del più forte, a tutelare le disuguaglianze, a garantire il mantenimento dei privilegi in funzione del posto occupato nella scala sociale». Un esempio di tale modello è rappresentato dalle famiglie costruite sul modello del padre-padrone, dalle sette, dalle associazioni segrete, dalla mafia, dai sistemi statali di tipo dittatoriale.
«La relazione-incontro, al contrario – prosegue il sostituto procuratore –, ha come fine la creazione di una comunità basata sul riconoscimento della persona umana come valore assoluto, sul riconoscimento che siamo tutti sullo stesso piano, in quanto tutti accomunati dalla medesima appartenenza al genere umano: un sistema fondato sulla relazione-incontro sarà necessariamente costruito sulla base di un modello regolativo orizzontale che si fonda sul primato del diritto di libertà e del principio di uguaglianza».
 
Tuttavia, finché la libertà e l’eguaglianza vengono vissute come prerogative dell’individuo, la relazione-incontro non si realizza compiutamente: esisteranno persone che hanno i mezzi e le risorse necessarie per poter accedere al godimento effettivo dei diritti e molti altri per i quali libertà ed uguaglianza resteranno solo belle parole scritte su un foglio di  carta.

Il dottor Gatti è fermamente convinto che la relazione-incontro, per potersi affermare compiutamente, debba fare un passo avanti e aprirsi a un modello di legalità che, accanto ai principi di uguaglianza e libertà, tenga conto di un principio comunitario imprescindibile per le relazioni umane, ossia il principio di fraternità. Si tratta di un principio non a caso riscoperto nella dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, un conflitto durissimo basato proprio sulla relazione scontro.
 
«Nella relazione-incontro – continua il sostituto procuratore antimafia –, accanto a un modello regolativo orizzontale, sarà dunque necessario costruire un modello circolare, finalizzato alla creazione di una comunità fondata sulla crescita e sullo sviluppo armonico di tutti i suoi membri, in cui il benessere di ciascuno coincide con il benessere di tutti, in cui libertà ed eguaglianza non sono semplici prerogative astratte dell’individuo, ma diventano sempre di più patrimonio effettivo di tutta la comunità, proprio perché tenute insieme dal principio di fraternità. Da qui l’importanza, nei modelli regolativi circolari, di norme che promuovano relazioni di reciprocità, che valorizzino l’attenzione agli “ultimi” e la tutela dei più deboli».
 
La nostra Costituzione è un esempio concreto di un modello di legalità orizzontale e circolare finalizzato alla compiuta costruzione di una relazione-incontro: sono proprio le diverse anime dei padri fondatori (liberale e socialista con il ruolo dei cattolici) a testimoniare  come sia possibile l’unità nella diversità. I princìpi della nostra Costituzione si pongono come fine proprio quello di creare una comunità fondata su un sistema di valori che pone al centro di tutto la difesa, la promozione e lo sviluppo della persona umana, sia come singolo che come parte di una comunità. Secondo il dottor Gatti, da queste considerazioni può nascere la consapevolezza che ogni giorno possiamo essere testimoni di una nuova cultura comunitaria della legalità, vivendo relazioni fondate sul riconoscimento dell’altro come parte di sé, sviluppando una particolare attenzione a coloro che hanno meno opportunità, creando rapporti di reciprocità.
 
«Il modello di legalità circolare della nostra Costituzione – afferma il magistrato – fondato sulla relazione incontro viene ogni giorno minacciato da sistemi che ripropongono i princìpi verticali della relazione-scontro e rimettono in discussione il valore e la dignità della persona umana e dell’intera comunità». La criminalità organizzata e la cultura della raccomandazione sono i principali modelli verticali che si vanno riaffermando all’interno del nostro Stato democratico: sono queste le situazioni in cui il diritto cede il posto alla logica del favore o alla forza dell’intimidazione mafiosa. Secondo Giuseppe Gatti «a una “criminalità organizzata”, ovvero a una criminalità che ha la sua forza nel vivere l’illegalità della relazione verticale “a corpo”, in una dimensione associata, si può e si deve opporre una “legalità organizzata”, ovvero una comunità che riscopre nella legalità circolare il valore e il senso di una comune appartenenza».
 
Tutto questo per il magistrato Gatti si costruisce a vari livelli: con il ripudio di modelli di relazione-scontro nella nostra vita personale; con l’azione comunitaria, mediante la testimonianza di gruppi, associazioni ed esperienze di cittadinanza attiva sul territorio; con un’azione di contrasto giudiziario che punti sempre di più alla confisca dei patrimoni illeciti e al loro successivo impiego per finalità socio-comunitarie; ma, soprattutto, con l’educazione e la formazione delle nuove generazioni a una cultura della relazione inclusiva e comunitaria.
 
 
 

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