La legalità dietro le sbarre

Una festa per i figli dei reclusi di Rebibbia apre a nuovi progetti tra il Cantiere legalità dei giovani dei Focolari e un comitato di detenuti. La testimonianza di uno dei partecipanti e le origini di un percorso di cittadinanza attiva

Quando nell’estate del 2013 ci siamo ritrovati per un campus estivo, a Caserta, in 500 giovani provenienti da tutta Italia, l’esortazione di don Luigi Ciotti presente alla manifestazione, ci ha chiamati in causa: «I no che avete detto finora devono diventare un noi». Il Cantiere Legalità che in quei giorni ha preso corpo con approfondimenti su ecomafia, immigrazione e lavoro e con incontri e testimonianze dal territorio rispondevano anche alla sfida lanciataci dalla sociologa Vera Araujo: «Sentite le ferite di questa terra come vostre». Su queste basi ha lavorato il Cantiere voluto dai giovani dei focolari di tutta Italia ed estesosi poi ad amici, persone interessate, curiosi. Da Roma e Lazio eravamo poco più di dieci e tornati in città abbiamo deciso di approfondire quei temi attraverso una forma di cittadinanza attiva a partire dal basso, dall’ascolto del territorio.

Su questa scia si pone la scelta di accogliere la proposta del comitato dei detenuti di Rebibbia, una delle carceri di Roma, che ha lanciato il progetto “Break The Wall”. Sabato 6 dicembre 23 giovani hanno trascorso una giornata con i detenuti e le loro famiglie. L’appuntamento è stato preceduto da un incontro di approfondimento intitolato: "la Vita oltre le Sbarre" in cui siamo entrati dentro la realtà di una prigione attraverso la direttrice di uno dei settori, Anna del Villano e con alcuni educatori e membri del Vic, i Volontari in carcere che da decenni sostengono non solo chi sta dentro, ma anche le famiglie fuori che non godono di migliori condizioni.

Arrivati a Rebibbia il primo impatto sono state le parole della guardia carceraria che ci ha ordinato di «lasciare tutto prima di entrare», una spinta a liberarsi anche dei pregiudizi e dei moralismi astratti. La porta blindata chiusa alle nostre spalle ha ribadito il concetto. Allo stesso tempo era forte la volontà di rispondere ad un invito interiore e non solo: «Siate una speranza voi che entrate».

Il cortile interno del carcere è uno spazio ampio, se non fosse per i padiglioni circostanti con le sbarre alle finestre sarebbe molto simile ad una normale piazza di quartiere con la parrocchia nelle vicinanze. Sui tavoli allestiti sotto i vari stand abbiamo sistemato pennarelli, figure da ritagliare e fogli bianchi da disegno. I detenuti e le famiglie, alcune centinaia compresi i bambini, si sono avvicinati subito. L'entusiasmo dei più piccoli è stato esplosivo ed ha coinvolto i genitori.

Il momento più emozionante è stato quando ogni famiglia appendeva ad ognuno dei quattro piccoli abeti delle decorazioni con i nomi dei rispettivi figli. Gli alberi poi sarebbero stati trasportati nel settore di appartenenza dei detenuti.

C'era Valentina di appena tre anni, Costanza l'artista inesauribile, Jacopo e Sabrina disegnatori di angeli e sirene. Poi Valerio, Simone, Michele dagli occhi blu e tanti altri che hai appena conosciuto ma per i quali ti scopri disposto a fare qualsiasi cosa pur di trovare il pennarello del colore che ti hanno chiesto.(I nomi sono di fantasia)

A metà mattinata un detenuto, travestitosi da Babbo Natale, ha cominciato a distribuire cioccolata ad una folla di piccoli assalitori. Serena, 6 anni, mi chiede se si tratta di quello vero e dopo aver tirato con forza la sua barba decidiamo di scrivergli una dedica. Una volta aperta la lettera, Babbo Natale è diventato più felice degli stessi bambini. 

Il tempo per un consiglio rivolto da un carcerato («Tieniti stretta la tua libertà») ed è iniziato l'appello per il rientro. Uno per uno sono stati chiamati in cella e a quel punto non faceva effetto neanche ascoltare alcuni dei cognomi più temuti a Roma: era più forte il tuono che saliva da dentro al vedere le mamme e i figli che abbracciavano gli ultimi ritardatari. I detenuti del comitato sono rimasti ancora un po' con noi. Si è parlato di una festa in maschera per carnevale e di un torneo sportivo da organizzare in futuro. Babbo Natale è stato l'ultimo a lasciare il cortile con decine di disegni nelle mani.

A volte le cose preziose sono nascoste in fondo agli abissi, sabato ci siamo immersi in profondità per portarle alla luce, come fanno i cercatori di perle. E perle, almeno per noi sono stati anche i messaggi di ringraziamento che ci sono stati recapitati. «Chi avrebbe immaginato una festa di Natale così bella dentro Rebibbia? Penso se ne parlerà ancora a lungo. Solo Gesù poteva far breccia nei cuori e mantenere una serenità incredibile per tutta una mattinata. Grazie davvero per la Presenza che avete portato!», ci ha scritto la direttrice, mentre le educatrici ci ringraziavano per l’entusiasmo, «sia noi che la Direttrice siamo stati molto contente e, in certi momenti, confesso che ci siamo anche commosse… Ci piacerebbe continuare questa collaborazione». E infine anche i detenuti « La festa è stata un autentico successo. Tutti ne parlano e si complimentano. Tutto il comitato non vede l’ora di rivedervi e di parlare dei progetti futuri».

Questa tappa è l’ultima di un percorso che ci ha condotti ad indagare la legalità su tanti fronti: le ecomafie con il curatore del rapporto e con amministratori di Roma e rappresentanti dei comitati civici per l’ambiente. Siamo andati nella cosiddetta “terra dei fuochi” a visitare il comune virtuoso di Camigliano e un’impresa leader nel riciclaggio della plastica, la Erreplast. A Colleferro abbiamo incontrato i comitati locali che si battono per liberare dall’inquinamento la Valle del Sacco e nell’estate 2014 in occasione di un campus a Siracusa siamo stati due settimane insieme a ragazzi di quartieri degradati della città incontrando anche i minori migranti che hanno fatto la traversata del Mediterraneo e che ora sono ospitati nei centri di accoglienza. Ci siamo resi conto che la legalità e la giustizia da sole non bastano, abbiamo sperimentato che la fraternità risponde ad una logica più alta: quella della gratuità.

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