La Lega stravince in Umbria

Cambiano gli equilibri vigenti da 50 anni nella Regione verde. Non regge l’amalgama tra i partiti che sostengono il governo nazionale del Conte 2.  

In Umbria si attendeva una vittoria della coalizione guidata dalla Lega di Salvini, ma sorprende la dimensione del risultato. La nuova presidente della Regione Donatella Tesei ha raccolto il 57,55% dei voti contro lo sfidante Vincenzo Bianconi, per il quale hanno votato il 37,48% degli umbri che si sono recati alle urne domenica 27 ottobre 2019. Un vero knock out che fa temere sulla capacità di riprendersi dell’inedita alleanza tra Pd e Cinque Stelle. Neanche la discesa in campo del noto e originale imprenditore Brunello Cucinelli avrebbe potuto, probabilmente, fermare l’avanzata inesorabile di un’area politica fortemente denotata a destra, come dimostra il successo di Fratelli d’Italia che supera il 10% e doppia il partito di Berlusconi.

D’altra parte era difficile immaginare un lavoro di vera coalizione tra dem e 5 Stelle, quest’ultimi fautori di una serrata campagna di attacco, protratta negli anni, contro il sistema di potere imperniato su ciò che resta di una tradizione che portava a definire “rossa” la regione posta al cuore del Paese, in continuità con Toscana ed Emilia Romagna. Così il partito guidato da Luigi Di Maio crolla al 7,41 %, mentre il Pd si attesta al 22,33%. Per la prima volta, nei commenti, il segretario dem Nicola Zingaretti chiama esplicitamente in causa l’eredità della conduzione di Renzi, il quale, poi, si è tenuto bel lontano da ogni controproducente esposizione mediatica in una sconfitta annunciata.

La candidata vincente è espressionedella Lega, Donatella Tesei è, infatti, senatrice e presidente dell’importante Commissione Difesa del Senato. Non aveva perciò molto importanza il risultato della lista collegata al suo nome, rimasta sotto il 4%. Ha operato come sindaco di Montefalco, conosce bene il territorio e ha avuto il tempo di preparare una campagna elettorale che si annunciava già in discesa.

Sul fronte opposto, Vincenzo Bianconi, presidente dell’associazione albergatori, ha espresso un profilo politico trasversale ed è stato scelto dopo un lungo travaglio, fatto di veti incrociati, come quello del Pd sulla sindaca di Assisi, Stefania Proietti.

Un Pd regionale commissariato e azzoppato dalle inchieste della magistratura sui concorsi truccati nell’ambito della sanità pubblica. Mazzata che si aggiunge alla crisi di un territorio piccolo, con bassa densità di popolazione, eppure investito dalla crisi economica e dalla perdita di occupazione (l’ultimo dato della Cgil parla della perdita di 7 mila posti di lavoro dal 2008 al 2016).

A partire dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, i vertici della maggioranza del governo nazionale avevano messo le mani avanti per dire che il risultato umbro non avrebbe avuto riflessi sull’equilibrio dell’esecutivo. Mentre Salvini, che ha girato in lungo e largo il territorio, lo considera come il primo passo verso la vittoria attesa in Emilia Romagna, nel gennaio 2020 con un’altra candidata donna della Lega, la senatrice bolognese Lucia Bergonzoni. La caduta della vera roccaforte della sinistra storica non potrà non avere effetto sulla consistenza del consenso al governo Conte 2.

Poco o nulla ha inciso, in termini di voti, la diffusione delle inchieste della trasmissione Report della Rai a proposito dei presunti interessi della Lega con lobbisti russi del petrolio.

Tornando all’Umbria, sembra che le motivazioni del grande consenso non sia da addebitare alla “fabbrica della paura” incentrata sulla sicurezza e sul timore di un’invasione dell’immigrazione incontrollata, quanto la sfiducia verso una classe dirigente che ha gestito la Regione per mezzo secolo.  C’è da capire, ora, come si sistemeranno i nuovi equilibri di potere e le scelte emblematiche della nuova giunta.

 

 

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