La Lega non è solo razzismo

Intervista all’imam Kamel Layachi, della Comunità islamica del Veneto, sugli sviluppi dei processi di migrazione nel Nordest e sulla Lega Nord. Un esempio di dialogo e tolleranza
imam kamel layachi

In questi giorni in cui tutti viviamo, pur su sponde diverse ma con un comune senso di sgomento, le vicende della Lega, abbiamo avuto la possibilità di parlare dei rapporti fra comunità immigrate e amministrazioni leghiste nel Nordest d’Italia. L’imam Kamel Layachi, della Comunità islamica del Veneto, impegnato da molti anni in formazione, dialogo e integrazione, ci ha rilasciato un’intervista.
 
Parlando del Nordest italiano, viene spontaneo pensare alla Lega e alla sua posizione sull’immigrazione, vista come problema e spesso demonizzata, e sull’integrazione. In tale contesto come vivono le comunità musulmane questa esperienza?
«Personalmente non la vivo come un ostacolo, ma come uno stimolo e un invito all’autocritica, all’innovazione e alla responsabilità. Non posso ignorare che nel corso di questi anni, nei nostri rapporti con esponenti politici della Lega abbiamo spesso rilevato una strumentalizzazione dell’immigrazione e della diversità religiosa a fini elettorali, una chiusura istituzionale inspiegabile da parte di molte amministrazioni comunali guidate dalla Lega, campagne mediatiche con l’unico scopo di denigrare la diversità culturale e/o religiosa. Ma in piena coscienza, dico che ho anche incontrato e conosciuto leghisti con cui ho avuto il piacere di collaborare e con risultati  molto soddisfacenti».
 
Un esempio?
«Due anni fa, con alcuni rappresentanti della comunità islamica di Castelfranco Veneto e Resana, comuni amministrati da giunte leghiste, abbiamo promosso un progetto chiamato “Fratelli d’Italia” per i 150 anni dell’Unità. L’iniziativa prevedeva l’organizzazione di tre serate di sensibilizzazione e formazione ai valori costituzionali e la creazione di una banca-ore tra i nostri soci, da destinare ad attività di volontariato in concerto con le rispettive amministrazioni comunali. Abbiamo presentato ai comuni la richiesta di finanziamento e patrocinio. Non eravamo molto fiduciosi, perché siamo partiti con l’idea che, essendo leghisti, non avrebbero accettato. Invece abbiamo avuto torto e abbiamo trovato molta apertura e collaborazione. Oltre alla concessione di finanziamenti e al patrocinio, gli esponenti della Lega hanno partecipato in prima persona a tutte e tre le serate, elogiando l’iniziativa e incoraggiando gli organizzatori a costruire progetti simili in futuro. A Thiene, in provincia di Vicenza, il sindaco leghista ha riconosciuto il diritto della Comunità islamica di avere un luogo di culto dignitoso nel rispetto delle norme vigenti e, una volta ultimati i lavori di ristrutturazione dell’immobile, ha voluto partecipare all’inaugurazione del centro su invito della Comunità islamica locale. Va riconosciuto, inoltre, che nei comuni del Nordest, compresi quelle amministrati da giunte leghiste, la qualità della vita e dei servizi è mediamente buona e senza dubbio anche molte famiglie immigrate e molte comunità ne usufruiscono alla pari con gli altri cittadini».
 
Allora si tratta solo di pregiudizi?
«Non solo! Ma, senza dubbio, dobbiamo liberarci da certi pregiudizi, pensando ad esempio che se uno fa parte di un certo gruppo politico sia contrario a priori ad alcune iniziative. Dobbiamo uscire dal nostro vittimismo, migliorare la nostra capacità dialogica, promuovendo proposte serie e innovative, soprattutto dobbiamo avere pazienza e cercare un dialogo costruttivo e leale con le istituzioni, perché la novità del pluralismo culturale e religioso necessita investimento di tempo e di cultura per essere elaborata e condivisa.
«Da credenti, inoltre, sappiamo che quello che stiamo facendo lo facciamo con Dio e questo fa la differenza. Dio ci ha creati da un maschio e da una femmina, ha fatto di noi popoli e tribù affinché ci conoscessimo a vicenda. Questa è la volontà di Dio. Per questo abbiamo fiducia che il nostro operato prima o poi darà i suoi frutti».
 
Non si può comunque negare che esistano tensioni e criticità sul territorio. Non è possibile essere semplicisti.
«Per due volte, il Tar ha respinto la richiesta di chiusura di una parte del centro islamico, presentata dal sindaco di un comune importante della nostra regione, dando ragione alla nostra comunità. Nonostante questo, la comunità ha continuato a invitare il sindaco alle varie iniziative organizzate in città. Non abbiamo cercato di interrompere il rapporto con la sua giunta o di fomentare tensioni inutili. Occorre andare al di là della diffidenza istituzionale, essere pazienti, costruttivi e responsabili. Solo attraverso un percorso vero di conoscenza reciproco può crescere la fiducia, la stima e la collaborazione».
 
A volte basta poco perché le istituzioni assumano un atteggiamento più costruttivo…
«Anni fa, il sindaco di Castelfranco Veneto, anche lui leghista, aveva fatto delle dichiarazioni molto forti nei confronti degli immigrati e della comunità islamica. Ma quando ha potuto conoscere davvero la nostra comunità ha cominciato a cambiare atteggiamento e dopo il progetto “Fratelli d’Italia” ha deciso di accogliere nel comune una delegazione di famiglie musulmane alle quali ha fatto visitare i loro gli uffici e presentato i vari servizi erogati dal comune. Per noi è stata una cosa molto bella e ci ha fatto sentire a casa nostra dopo molti anni di residenza, le distanze si sono accorciate e da qualche tempo il rapporto è diventato più pacato e rispettoso».
 
Se ho ben capito si tratta quindi di tessere con pazienza rapporti a diversi livelli.
«Esattamente. Bisogna fare leva sulla qualità dei rapporti. Ma attenzione! Non riduciamo le problematiche del Nordest per l’integrazione delle comunità musulmane al rapporto fra musulmani e Lega. È senza dubbio fondamentale insistere sui rapporti istituzionali fra autorità civili e amministrative e comunità di immigrati e di minoranze religiose. Ma è importante anche costruire rapporti sia con la società civile che con le comunità religiose: il mondo cattolico, la comunità ebraica, le altre comunità religiose presenti sul territorio, i mass media, le università, il mondo della cultura… Tutte le comunità religiose e culturali presenti su un territorio devono conoscersi per costruire dei ponti e collaborare per il bene delle loro città. Questa testimonianza convincerà un po’ alla volta gli altri che sono scettici. Bisogna passare dalla protesta alla proposta, essere costruttivi e al servizio della propria città. Dobbiamo imparare a dare prima di pretendere dalle nostre città. Questa è la sfida che all’interno delle comunità musulmane del Nordest cerchiamo da anni di raccogliere per formare veramente alla cittadinanza, alla legalità e alla partecipazione».
 

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