La Lega avrà l’assessorato all’Identità siciliana
La Lega, il partito di Matteo Salvini aveva sostenuto, nelle elezioni di ottobre 2017, l’impegno elettorale dell’attuale presidente Musumeci ma, in virtù del risultato ottenuto, non aveva “spuntato” nessun incarico di governo. Anni e mesi di pressione avrebbero prodotto, quando ormai il governatore ha doppiato la metà del suo mandato, la decisione di far entrare la Lega nel governo siciliano.
Il pressing della Lega sul presidente durava da tempo, ma si era fatto più forte nel momento in cui i salviniani avevano portato da uno a quattro i propri rappresentanti nel consiglio regionale. Gli spostamenti da un gruppo parlamentare all’altro non sono una novità in Sicilia e contraddistinguono (in questa come nelle precedenti legislature), l’esperienza politica di molti degli eletti a Palazzo dei Normanni a Palermo. Quando la Lega si è rafforzata con l’ingresso di altri tre deputati (qualifica dei consiglieri regionali in Sicilia), l’ingresso in giunta era inevitabile. Anche se, nel frattempo, la pattuglia dei quattro si è ridotta a tre.
I rimpalli di ipotesi, nelle ultime settimane, avevano coinvolto l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, l’assessore all’Agricoltura, Edy Bandiera e altri. Armao non voleva cedere l’economia per occuparsi di beni culturali, su Bandiera si è registrata una levata di scudi di vari esponenti del mondo agricolo siciliano. La Lega aveva chiesto l’assessorato all’agricoltura, ma la quadra si è trovata su un’altra soluzione: alla Lega andrà l’assessorato all’Identità siciliana che fu di Sebastiano Tusa, archeologo ed esponente di spicco della cultura siciliana, perito nell’incidente aereo di Bishoftu (Addis Abeba), in Etiopia, nel marzo 2019.
È stato lo stesso Musumeci ad annunciare «la disponibilità della Lega, a entrare in giunta, su mia richiesta: ne sono felice perché mi è stata vicina fin dalla mia candidatura. Adesso, il centrodestra al completo saprà dare ulteriore impulso alle grandi riforme, in un rapporto sempre più sinergico tra governo e Assemblea regionale, comprese le forze dell’opposizione che vorranno essere propositive». Il nome più gettonato, in questo momento, è quello di un sindaco di un piccolo comune messinese.
La notizia fa registrare una levata di scudi. Grida allo scandalo il mondo politico, ma proliferano anche i commenti su Facebook. Il capogruppo dei 5 Stelle all’Ars, Giorgio Pasqua, commenta: «A prescindere dal nome che si sceglierà, il partito è certamente il meno adatto cui affidare le chiavi dell’ineguagliabile patrimonio culturale e artistico siciliano».
Per il Pd, assegnare alla Lega quest’assessorato «può rappresentare un ostacolo al rilancio dell’isola in termini di promozione del territorio e ripartenza del settore turistico».
Il centrodestra, invece, commenta positivamente. Il commissario della Lega in Sicilia, Stefano Candiani pone l’accento sulla necessità di «sburocratizzare la macchina regionale, attraverso l’assessorato, ma anche in tutte le questioni amministrative che si porranno». Gli fa eco Gianfranco Miccichè, presidente dell’Assemblea regionale siciliana, rappresentante di Berlusconi in Sicilia: «L’assessore ai Beni culturali, chiunque esso sarà, abbia il coraggio, e ne sono certo, di imprimere una svolta amministrativa, partendo dalle Sovrintendenze».
Sui social, una ridda di commenti. Molti sono contrari. Sono anche partite delle petizioni per chiedere al presidente di rivedere la sua scelta.
Ornella Valenti, giovane docente universitaria siciliana, originaria di Lentini (SR), che vive in Austria, cita Umberto Santino, fondatore assieme ad Anna Puglisi del Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato di Palermo, e ricorda lo statuto della città di Palermo: «città d’arte e di cultura, da sempre punto d’incontro e di scambio fra storie, culture, razze e uomini diversi. Richiamandosi a questa tradizione, gli uomini e le donne di Palermo si riconoscono nel ruolo che la storia assegna alla loro città, quello di luogo di frontiera fra l’Europa e il Sud del mondo e affermano la loro piena e convinta adesione ai valori della pace e della tolleranza». E aggiunge: «Non possiamo sindacare sulla scelta del presidente della Regione di fare entrare la Lega nella giunta siciliana perché, per quanto possiamo non essere d’accordo, crediamo nella democrazia e Musumeci è stato eletto dal popolo siciliano. Ma veramente il presidente ritiene che affidando la cultura e l’identità siciliana ad un esponente della Lega, la Sicilia diventerà bellissima? La cultura è un modo di vedere il mondo, le cose e gli altri. La nostra cultura è fatta di accoglienza, di mescolanze di popoli, di scambio e di tolleranza».
L’europarlamentare 5 Stelle Ignazio Corrao lancia un appello a Musumeci: «Il fenomeno dei padani che prendono voti al Sud è un fenomeno passeggero, il classico carro vincente su cui si fiondano carrieristi. Mettere un padanista in giunta siciliana è come far entrare un rigorista olandese nella squadra di governo nazionale. Non lo faccia Presidente. Anche se di “parrocchie” diverse, siamo siciliani entrambi e la Sicilia viene prima di ogni cosa». E si scatena anche la satira… già virale sui social un video sull’argomento del duo “I Sansoni“.
Tra i commenti sui social, troviamo anche l’ironia di Elio Pace, esponente ragusano di LeU. «Berremo anche noi siciliani l’acqua salvifica del Po dall’ampolla. Tiramu nu’ zappieddu e facimu calari na saia…». La “saia” è un tipico sistema di irrigazione dell’agricoltura tradizionale siciliana (oggi in gran parte desueto). L’acqua scorreva lungo un piccolo corso d’acqua creato artificialmente: veniva deviata di volta in volta verso l’area da irrigare realizzando, con l’ausilio di una zappa, un solco di terra (“nu’ zappieddu”), che ostruiva l’ingresso dell’acqua nella zona già irrorata per aprirne un altro, verso un’altra porzione di terreno. Un gesto che si ripeteva più volte fino ad irrigare l’intero campo …
La “saia” siciliana e l’ampolla di Pontida…. una simbologia agreste trasferita alla politica.
Le polemiche sono andate avanti per giorni fino all’annuncio della nomina effettiva. Saltano tutti i nomi di cui si era parlato per giorni (il sindaco di Furci Siculo, Francilia, l’assessore catanese ai rifiuti Cantarella). Musumeci tira fuori dal cilindro il nome di Alberto Samonà: è gradito al coordinatore della Lega, Stefano Candiani, inviato direttamente dalla Lombardia in Sicilia.
Samonà è un giornalista, direttore del giornale on line “IlSicilia.it”, appartiene a una famiglia di architetti e studiosi della tradizione popolare siciliana. Musumeci ha cercato un identikit che permettesse di frenare il più possibile le critiche piovute da più parti. Sarmonà ha le carte in regola per riuscirci.