La guerra in Ucraina vista da Vilnius in Lituania
Ci vorranno poco più di tre giorni per raccogliere quasi 6 milioni di euro. Con donazioni per lo più modeste, da 10 a 100 euro, i cittadini lituani hanno espresso tutto quanto pensano sulla guerra in Ucraina. E non solo con le bandiere giallo blu che si vedono dappertutto. Mentre voi leggete queste righe, può darsi che il dono – Bayraktar, un drone militare turco, – sarà gia nelle mani dell’esercito ucraino. «Perche loro difendono noi, – dicono – difendono tutta l’Europa, i valori più importanti che l’Europa incarna».
La popolazione è sempre più consapevole che nei macro spostamenti geopolitici un piccolo Paese non ha troppi alleati – ne vicini, ne lontani. Percio decide di agire. Non perché sa di riuscire a fermare aggressione attuale o quella futura: il piano di “riportare“ Paesi Baltici nella ricostruita Unione Sovietica è publico. Lo fanno “per poter guardarsi nello specchio senza vergogna“. La storia ci ha insegnato il valore della giustizia, e la fatalità di conformismo e compromessi.
Purtroppo vediamo le scelte simili a quelle di 1938, quando Francia e Regno Unito hanno pensato di evitare il conflitto con Germania nazista cedendo al Reich parte della Cecoslovachia. Durante i 20 anni del governo il presidente Putin ha osato sempre di piu (Cecenia, Giorgia…), e l’Occidente «ha continuato a dare i segnali che i costi adeguati per comportamenti cosi aggressivi non saranno imposti» – afferma Veronika Víchová della Cechia, responsabile di un think-tank sulle politiche di sicurezza. I fatti dicono che la diplomazia non interessa la classe dirigente russa. Chi potrebbe pensare che Ucraina non abbia sfruttato tutte le risorse possibili durante tutti questi 8 anni dopo la occupazione di Crimea avvenuta sotto occhi e silenzio di tutti? Si, finora gli equilibri geopolitici si ottenevano con qualche sacrifico di innocenti. Vogliamo credere che venuta ora che questo cambi?
L’altra parte della guerra
Mi ricordo il sobbalzare di mio zio al sentir parlare per la prima volta del Ruskij mir – Il mondo russo. «Ma chi oggi giorno può credere alle sciocchezze simili? Da chi bisogna “difendere” i russofoni? È solo solita propaganda…». Purtroppo non è stato cosi. Oggi anche Lituania si prepara a difendersi a differenza degli anni ‘40 quando si è arresa e subito deportazioni, torture, morte per lunghi decenni.
Ad oggi si trovano in Lituania più di 50 mila profughi ucraini, in maggioranza dei casi accolti nelle case della popolazione locale. A Vilnius, per esempio, si è trasferita l‘intera scuola di Charkiv “Gravitazione“.
Circa 200 persone: non solo gli alunni ma anche le loro famiglie e il corpo docente. Gli studenti rimasti in Ucraina seguono le lezioni via internet.
Gli insegnanti apprendono i nuovi metodi di educazione dai loro colleghi lituani sognando una nuova scuola in futuro. Il personale della scuola privata di Vilnius ha organizzato tutto il trasloco, fornito cibo e altro con aiuto di molte altre persone. Hanno trasformato un sanatorio inutilizzato in luoghi adatti per nuove abitazioni.
I traumi subiti sono più evidenti nei ragazzi e nei bambini. Una docente ha raccontato, ad esempio, che un ragazzo di sei anni da lei accolto assieme alla madre, ha riacquistato la parola solo dopo alcune settimane. Il trauma èstao tale da indurgli la paura di uscire fuori di casa e di rimanere solo nella stanza.
Ogni giorno arrivano notizie di nuove perdite di familiari. Per fortuna, i rifugiati sono legati da forte senso di comunità e ciò aiuta tantissimo a vivere il lutto. Il comune ha anche approntato un servizio di ascolto e aiuto psicologico. La popolazione lituana organizza picnic nella natura e campi estivi per i più giovani.
Complessivamente il sistema scolastico è pronto ad accogliere fino a 30 mila nuovi alunni nelle scuole medie e superiori. Altri 4 mila nelle scuole materne.
L‘accoglienza degli sfollati dall‘Ucraina ucraini avviene naturalmente, come racconta una maestra elementare a proposito di due bambini che si sono inseriti nel gruppo grazie agli stessi compagni di scuola: «È una gioia vederli danzare – racconta Milda – esprimono tutta la la loro forza d’animo».
Anastasya, una bellissima ragazza ventenne che vorrebbe studiare arte, un giorno mi scrive un messaggio disperato: non sopporta la lontanza dalla sua città di Odessa. La mamma naturalmente è spaventata da questa idea spericolata. Si tratta di una reazione impulsiva, irrazionale ma che la dice lunga sulla tensione che vive la giovane tra delusione, rabbia, impotenza e una grande paura. Quale futuro? Quali progetti?
Esiste poi il problema degli orfani da sotrarre alla traffico di esseri umani. Il governo ucraino ha perciò deciso di facilitare le pratiche dell‘adozione.
Le università propongono corsi di lingua lituana per gli adulti. Si offrono posti di lavoro, ma non tutti lo trovano, e il trasporto pubblico è gratuito per gli ucraini che possono trovare tutte le informazioni più importanti nella loro lingua madre: sui bus trovano annunci sul traffico, ma ci sono informazioni in ucraino anche nelle banche, nei centri sociali, nelle istituzioni pubbliche…).
La Caritas rileva che ormai diminuiscono i volontari necessari per distribuire vestiti e cibo. Si fanno sentire i segni della stanchezza ma «non ci si può abituare alla guerra» come si sente ripetere nei tantissimi gruppi social che collegano decine di mille di persone impegnate nell‘aiuto umanitario a facore della popolazione ucraina: partono camion di cibo assieme a prodotti di prima necessita, ma anche auto e moto riparate che si rivelano utili per la logistica.
Scrivo queste note da Vilnius ascoltando un canto dei uccelli che proviene dal boschetto davanti casa. La piccola capitale lituana è molto verde. La gente ama tanto la natura quanto la pace – magari per le sofferenze passate sulla propria pelle. Non è un caso che il quadro del Gesù misericordioso sia stato esposto per la prima volta proprio qui assieme al messaggio «In Te confido» che indica la unica luce accesa nel buio totale, quando ogni appoggio umano viene meno.
Nel 2020 è stata organizzata una catena umana per collegare Vilnius con la frontiera della Bielorussia per esprimere il sostegno alla popolazione vicina nel loro impegno per la libertà e la democrazia del popolo vicino. In quella nazione infatti è stata reintrodotta la pena di morte, le persone spariscono senza notizia.
Ai tempi del blocco sovietico ho subito qualche umiliazione a scuola, perche frequentavo la chiesa e non appartenevo all’organizzazione dei giovani pionieri del partito. Nel lungo inverno di 1990 abbiamo resistito alle pressioni del governo dell’ Unione Sovietica che pensava di dissuaderci dai piani di indipendenza negando l’accesso alle fonti energetiche. Nelle aule universitarie stavamo con cappoti e i guanti, non c’era acqua calda neanche negli ospedali, mancava la benzina, ma nessuno di noi voleva più barattare la vita libera con tale ricatto. Ci sentivamo degni di esistere e di decidere da soli per il nostro futuro. Credo che anche oggi potremmo tutti unire nostri sforzi per assicurare questo diritto ad ogni popolo.
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