La Grecia si scioglie
Anche se Tsipras appare il “master of the game”, l’elettorato comincia a capire non solo che le promesse fatte da Tsipras durante le campagne elettorali non saranno mai mantenute, ma che le misure che stanno per essere adottate sono peggiori di quelle che sarebbero state adottate dal governo di Samaras, a causa dei molti mesi perduti in trattative sterili, atteggiamenti inaccettabili e, soprattutto, mancanza di programma.
C’è poi il fatto che la gente comincia a stancarsi dell’inconsistenza, delle bugie, dell’arroganza e della partitocrazia di cui Syriza accusava la maggioranza quando era all’opposizione, ma in cui ora puntualmente sembra caduta.
Domenica la scena politica greca ha cominciato a cambiare per l’elezione del nuovo presidente di Nea Dimokratia, Kyriakos Mitsotakis. Quest’ultimo ha vinto la concorrenza dell’ex presidente del partito, Meimarakis, che dopo la sconfitta alle elezioni di settembre si era dimesso. Molti analisti e la maggior parte dei media credono che ci saranno spostamenti cospicui da Syriza, Potami ed Anel verso Nea Dimokratia, perche Mitsotakis ha il potenziale necessario per una ripartenza del partito, ora invecchiato, stanco e praticamente assente dalla scena politica negli ultimi tre mesi. Mitsotakis è giovane, ha un eccellente curriculum, ha esperienza e simpatie all’estero, appare chiaro nelle sue posizioni politiche di centrodestra e sembra avere una visione e un programma per il suo partito e per il Paese intero. Alcuni sostengono che semplicemente ha capitalizzato il suo cognome, visto che proviene da una grande famiglia politica ed è figlio dell’ex presidente di Nea Dimokratia degli anni Novanta, Konstantinos Mitsotakis. Si vedrà, è presto per giudicare.
Per quanto riguarda il programma voluto dall’Unione europea c’è ancora molto da fare e molti nodi sono rimasti irrisolti, come la riforma delle pensioni e la tassazione degli agricoltori che, come ci si aspettava, sta provocando molte pressioni sul governo. Il quale ha presentato una sua proposta sulla riforma previdenziale che ha provocato uno choc nell’opinione pubblica, specialmente tra i futuri pensionati, visto che prevede tagli dal 15 al 30 per cento sui futuri assegni. Si sta vedendo inoltre la tattica del governo di rimandare i tagli sugli assegni attuali, dicendo che non saranno attuati prima della fine del programma, lasciando, eventualmente, il problema al governo successivo e credendo che in questo modo eviterà le reazioni dei pensionati in vista di possibili nuove elezioni entro l’anno.
La riforma prevede contributi previdenziali aumentati di un punto percentuale per gli imprenditori e di 0,5 punti percentuali per i dipendenti. Ma questa misura rischia di ridurre la crescita e di aumentare la disoccupazione, per non parlare dell’aumento del lavoro nero e dell’ulteriore perdita di fonti per lo Stato. Inoltre, l’effettività di queste misure è basata sull’ipotesi di un aumento del Pil, mentre nessuno, incluse le istituzioni europee, può spiegare come avverrebbe tale aumento del Pil in un periodo di tante misure recessive.
Il disegno di legge verrà presentato in Paralmento verso la fine di gennaio, dopo la sua approvazione da parte delle istituzioni europee. Il governo dovrà affrontare una vera battaglia visto che nessun partito dell’opposizione è disposto a votare questa riforma, non perché non si capisca la sua necessità, ma perché appare scritta in fretta, senza particolare visione e senza consultazione delle parti coinvolte. Probabilmente anche questa legge passerà con i 153 voti dell’alleanza di governo, ma non si sa che cosa accadrà dopo. Già questa settimana sono annunciati i primi scioperi. Si sa che le reazioni di un popolo privato della speranza nel futuro possono essere imprevedibili.