La grandezza dei piccoli

A Quito, capitale dell’Ecuador, è in corso il IV Social Forum sulle Migrazioni, dal titolo tema “Popoli in Movimento per una Cittadinanza Universale; Abbattendo il modello, costruendo soggetti. Dal sito di Net-One.
Social Forum sulle migrazioni

In eventi come un Social Forum celebrato in America Latina si tocca la grandezza dei piccoli, la forza dei deboli, l’energia dei chiamati a capire il mondo in cui viviamo e a impegnarsi piu’ di altri per cambiarlo in meglio. Il tutto, in un mondo globalizzato dagli interessi e dal lucro, ma anche dalla solidarietá e dalle opportunitá di tessere reti di lotta per i diritti di tutti e il bene comune. “Popoli in Movimento per una Cittadinanza Universale; Abbattendo il modello, costruendo soggetti (attori)”, questo il tema del IV Social Forum sulle Migrazioni che si realizza a Quito, Ecuador, dal 8 al 12 ottobre.

 

Un tema, ha detto Stephen Castles, il primo relatore, che ricalca possibilitá e limiti del nostro tempo, perché in passato si vedeva il migrante come un beneficiato, oggi invece é visto come un attore, un protagonista di cambiamento. È un concetto positivo, che abbatte un modello passato, anche se la nostra societá continua ad alzare muri. Castles, dopo uno sguardo globale alla situazione mondiale, con tutte le contraddizioni a livello economico, sociale, político e informatico in relazione ai popoli in movimiento, e con una speciale attenzione alla condizione della donna e dei bambini migranti, ha invitato a creare nuove associazioni e ha invitato  le chiese e altre istituzioni a inventare nuove strategie democratiche, perché in questo mondo che cambia rapidamente si possano cogliere  le opportunitá che esistono per globalizzare la solidarietá.

 

Il secondo intervento,  iniziato con un saluto in lingua Mixteca, è stato di Rufino Dominguez Santos, leader di varie organizzazione indigene dello Stato di Oaxaca e del Messico, che ha approfondito la condizione di chi lascia il proprio paese per andare a cercare quello che non ha e si imbatte in una strada piena di violazioni dei propri diritti. Ha parlato anche del massacro dei 72 migranti avvenuto a Tamaulipas il 24 agosto scorso, accusando il suo governo e quello di altri paesi centreamericani per il loro silenzio. E ha continuato con testimonianze di violazioni e di assassinii compiuti da paramilitari contro membri della resistenza indigena messicana.

 

Aurora Javate de Dios, filippina, esperta nel campo della migrazione, soprattutto femminile, é stata la terza ad intervenire, proponendo di abbattare la distanza con cui la nostra societá globalizzata emargina le vittime di abusi e discriminazioni, sottolineando la dimensione e la prospettiva  di genere della migrazione, che non deve continuare ad essere qualcosa di marginale, ma deve entrare nelle agende della politica.

 

Dalle più o meno 500 persone presenti all’inizio dei lavori, si é passati a 2000 o forse più quando, alle 11.30,  sono iniziati una serie di incontri, che hanno permesso ai partecipanti di scegliere tra una numerosa gamma di tematiche. La prima conferenza stampa é stata interessante sia per le persone che l’hanno presentata, tra cui la segretaria tecnica del Forum, Nelsy Lizarazo, che per l’interesse dei comunicatori presenti, che hanno posto numerose domande. Di forte impatto la testimonianza della palestinese Leyla Khaled.

 

Negli interventi ai forum, si é sentita la presenza “carismatica” del SJRM, il Servizio Gesuita per i Rifugiati e migranti, come pure é stata toccante la condivisione di tanti despalzados (sfollati a causa del conflitto armato) colombiani, che hanno parlato della terribile violenza che li ha obbligati ad abbandonare la loro terra. Termino con le parole di un displazado colombiano, che dopo la triste e coraggiosa condivisione della sua esperienza ha detto: «Siamo il continente della speranza, lottiamo per lo sviluppo dei nostri paesi, senza dover emigrare». Per approfondimenti,clicca qui.

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