La grande chance di avere due papi (uno emerito, uno in carica)

Perché mai la contemporanea presenza di Benedetto XVI e del suo successore sarebbero un danno per la Chiesa? Commenta
Benedetto XVI

I commenti commossi provocati dal coraggioso e dirompente atto di rinuncia alla funzione di vescovo di Roma da parte di Benedetto XVI stanno lasciando spazio ad altri più improntati alla ragione, usata più o meno bene. In particolare l’attenzione si sta concentrando sul toto-papa, sport ben conosciuto nell’agone ecclesiale e mediatico, e su quel che farà Benedetto XVI, tornato Joseph Ratzinger.

Si cerca di capire chi abiterà con lui, come si svolgeranno le sue giornate, in che modo influenzerà (o condizionerà) il nuovo papa. Si paventano persino scenari apocalittici di conflitti tra un neo-papa e un ex-papa. E si stilano videografiche e prospetti degli schieramenti vaticani. Sì, certamente all’interno del conclave si formeranno degli schieramenti, ed è necessario che sia così, per giungere all’elezione di un nuovo pontefice. Ma…

In redazione mi giunge una mail proveniente da Bratislava, da Ludo Pokojny, un parroco slovacco che avevo conosciuto mentre studiava qui a Roma al collegio Giovanni Paolo II. Con autentico spirito evangelico mi scrive la sua gioia, perché «due papi potranno attuare assieme il passo del Vangelo: “Dove due o più sono riuniti nel mio nome, lì sarò io in mezzo a loro”», cioè Matteo 18, 20. E aggiunge: «Il papa Benedetto XVI andrà in pensione e resterà in Vaticano, mentre un nuovo papa sara in carica dentro lo stesso Vaticano. Che forza!».

È vero, non ci avevo pensato. Perché non immaginare il nuovo papa che, di fronte ad una decisione importante da prendere, scende dal Palazzo apostolico, percorre a piedi le poche centinaia di metri che lo separano dal Monastero di clausura, bussa alla porta, entra, si siede in un salottino in penombra con una musica di Mozart in sottofondo e inizia a conversare con il suo predecessore chiedendogli consiglio, a tu per tu, senza segretari e accompagnatori? Così nell’amore reciproco, quello del Vangelo che entrambi amano, potranno richiamare la presenza del “loro” Gesù e avere da lui una risposta condivisa e efficace. Se si crede al Vangelo, perché ciò non dovrebbe essere possibile?

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