La giornata mondiale del rifugiato

Manifestazione a favore dei migranti a Ventimiglia

La giornata mondiale dei rifugiati a Ventimigliaha avuto il sapore della festa, dell’accoglienza ancora più sentita e partecipata. La grande mobilitazione della gente in una continua e generosa azione di condivisione, con questi nuovi amici arrivati da tanti Paesi del Nord Africa. Sugli scogli gli immigrati hanno improvvisato danze tipiche dei loro Paesi al suono di strumenti musicali improvvisati. Sempre al confine si sono vissuti cinque minuti di silenzio a lume di candela in onore degli immigrati: un evento pacifico senza comizi né proteste di nessun genere. In città, invece, sono stati davvero in tanti a sfilare per i migranti che resistono sugli scogli in frontiera, per ribadire che siamo tutti cittadini del mondo e che la libertà deve essere un diritto inviolabile!


Su Facebook, da parecchi giorni è stato costituito il “Presidio Permanente NO Borders Ventimiglia
”, un giornale di bordo dove si trovano notizie in tempo reale. Una bella invenzione dove in tanti scrivono commenti come questo: "Quello che sta succedendo da circa una settimana sulla scogliera di Ponte San Ludovico, a Ventimiglia, sulla frontiera tra Italia e Francia, è una dei più potenti, e vincenti, eventi politici degli ultimi anni. I circa 200 migranti, accampati su quel tratto di pietre, hanno dato vita a una dinamica completamente nuova, diversa da quelle che siamo abituati a vedere in queste situazioni (purtroppo frequenti da queste parti) e, riteniamo, profondamente rivoluzionaria. Al di là della narrazione che tutti i principali media stanno facendo di questa “emergenza” costruita a tavolino, in cui il presidio dei migranti alla frontiera viene assimilato alle altre situazioni di drammi umanitari di cui è disseminato il paese, compresa quella alla stazione di Ventimiglia, stiamo assistendo da giorni al manifestarsi di una lotta puramente politica di questi fratelli, portata avanti con una consapevolezza e una determinazione senza pari. I migranti sugli scogli hanno intrapreso una lunga battaglia di logoramento: da una parte le istituzioni stanno cercando in tutti i modi di eliminare quel presidio, tentando di sfiancare fisicamente i migranti, dall'altra parte loro sanno che la loro presenza in quello spazio è intollerabile per tutti i Paesi europei perché contribuisce ad allargare ogni giorno che passa contraddizioni non più nascondibili. Le frontiere militarizzate di questa Fortezza Europa non hanno, ormai in maniera evidente, alcun senso storico e scricchiolano sempre di più sotto la domanda di libertà che viene da quegli scogli. “Non vogliamo tornare indietro”, “Abbiamo il diritto di passare e di muoverci, tutti quanti”; dai loro slogan è immediatamente chiaro il profondo significato politico dell'azione di resistenza che queste 200 persone stanno portando avanti, pronti alle estreme conseguenze. 
Questa situazione prorompente si è sviluppata su un equilibrio estremamente delicato; sono il tempo, e la determinazione, le armi in mano ai resistenti sugli scogli. Una lotta di logoramento, appunto, pagata duramente giorno per giorno, ora per ora, sulla propria pelle, sotto il sole cocente di Ventimiglia.
Di fronte a questo scenario, un dato estremamente importante (e per nulla scontato in questo clima politico), è una solidarietà dal basso ininterrotta, che ha permesso loro di consolidare la loro posizione.
Il Presidio Permanente No Borders, che ha raccolto le diverse realtà di movimento del ponente ligure, ha da subito ritenuto fondamentale garantire una presenza attiva e costante a fianco dei migranti, cercando di sostenere e tutelare il più possibile questa esperienza. In questo senso, anche l'arrivo, in questi giorni, di persone da tutta Italia, è stato, e sicuramente sarà, un elemento importante per garantire un solido sostegno.

A questa nuova, potente, voce che si sta alzando dalla scogliera tra la Francia e l'Italia, riteniamo doveroso affiancare anche la nostra, assieme a quella di tutti coloro che si sono mobilitati sul territorio e a tutti coloro che si battono, quotidianamente, per costruire un'Europa dei diritti e dell'accoglienza. Fondare la sicurezza ergendo frontiere produce solo ingiustizia, morte e disperazione. A questa politica securitaria e repressiva, che trova sponda negli istinti più beceri della società, vogliamo contrapporre un'Europa aperta e solidale, convinti che l'unica frontiera che possiamo concepire è quella planetaria”.

Intanto per gli immigrati continua il Ramadan, un signore francese di nome Georges, da 5 giorni è in piedi sul marciapiede con il suo cartello con su scritto che lui è francese e si vergogna. Scambiando due parole si commuove raccontando di quando il giorno prima un ragazzo del Sudan gli si avvicina e gli dice che il sole è molto forte e dovrebbe bere dato che sta sempre in piedi sul marciapiede senza sosta. Il ragazzo poi si allontana per andare a prendergli una bottiglietta d'acqua e gliela porta. Il presidio italiano alla frontiera continua ad accompagnare quello africano. Sul muretto oltre a vestiti, asciugamani e oggetti per l'igiene, sono comparsi anche un atlante e un dizionario italiano-arabo. 

Una signora francese arriva a piedi sul lato italiano del confine e propone di portare un gazebo con un banco sul quale appoggiare vari libri. Si tratta infatti di un'insegnante che ha notato che a queste persone interessa la lettura e lo studio. Nel pomeriggio alla stazione sono comparsi degli allegri animatori dal naso rosso di spugna che hanno intrattenuto i bambini che da ieri sera sono stati fatti accomodare nell'ala Est della stazione, completamente risistemata in tutta fretta. Ieri sera c'erano già letti e brandine per accogliere gli immigrati al suo interno ma per qualche motivo moltissimi si sono rifiutati di andarci. Un ragazzo ci ha detto che temevano che una volta entrati li avrebbero rinchiusi e costretti a prendere le impronte digitali e loro, piuttosto che rischiare di essere poi costretti a non raggiungere i loro parenti all'estero, perché la fotosegnalazione impone di rimanere in Italia, hanno continuato a dormire per terra. Altri erano spaventati perché le transenne che hanno visto anche all'interno della stazione gli hanno ricordato il periodo di prigionia in Libia ed è per questo che hanno deciso di dormire all'esterno.

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