La giornata delle foreste
C’è una stagione per l’orgoglio delle vette e ce n’è una per l’umiltà del bosco. In Val Badia è possibile sperimentare e l’una e l’altra. Senza gelosie, senza lacrime, senza proteste. Un banale dolore muscolare può essere l’origine del cambiamento di stagione peripatetica, uno di quei momenti in cui l’interiorità prende il posto dell’esteriorità e ti porta ad apprezzare quel che in precedenza avevi trascurato, o addirittura ignorato. La fretta e la forza lasciano spazio alla pazienza e alla debolezza, facendo scoprire l’altra metà della vita dell’uomo.
L’ascesa nel bosco è sempre una scoperta. Si ansima, s’inciampa, si prendono in faccia rami elastici come fionde, si saltano tronchi caduti a terra, si afferrano arbusti che si spera sostengano le nostre fatiche. È vero, ma ad ogni ostacolo, ad ogni impedimento, ad ogni gradino inatteso corrisponde una scoperta – un fungo rosso brillante, una radura da fate, una radice che pare un’opera d’arte moderna, un ruscello che scherza con il muschio –, uno sguardo nuovo sulla vita – che sia uno squarcio nel fogliame che lascia intravvedere un panorama mai visto prima, una serie di abeti ritti come pali della luce ma mai esattamente paralleli, un cerbiatto che incrocia il nostro cammino.
La discesa è ancora più gradevole, perché manca la fatica. Girovagare cercando d’individuare il cammino più originale, fermarsi a raccogliere funghi, fragole e mirtilli, sostare su un albero abbattuto dalla folgore e meditare sul caso e sul fato (o sulla Provvidenza), così, perché tutto ciò rinfranca. E poi la scoperta della flora sempre più minuscola e, sulla flora, della fauna altrettanto piccola…
Non ci si annoia mai in un bosco, tanto più in queste terre ladine in cui la forestale pare geniale nel coniugare la cura del bosco e il rispetto per le sue dinamiche.