La gioia di stare insieme
Per la prima volta nella città di Benevento, presso il museo del Sannio, la Chiesa cattolica si è incontrata con le Chiese evangeliche del territorio, per analizzare il problema delle povertà e ricercare proposte. Presenti il pastore Roberto Sferruzzo della chiesa cristiana “Fiumi di Grazie” e il pastore Paolo Mauriello di Montesarchio. Chiudono il convegno l’arcivescovo di Benevento monsignor Andrea Mugione e il pastore Giovanni Traettino, presidente nazionale della chiesa evangelica della Riconciliazione
Non è di tutti i giorni vedere un vescovo cattolico e un responsabile nazionale di una Chiesa evangelica, affettuosamente vicini e collaborativi, esprimere con forza il desiderio di camminare insieme per sconfiggere il grande male delle povertà. E’ accaduto a Benevento venerdì 6 marzo 2015 al convegno “Le povertà ci interpellano: quali proposte?”
Organizzato proprio dalle due Chiese alla presenza dell’istituzione comune nella persona dell’assessore ai servizi sociali Umberto Pannunzio che ha saputo mettersi in ascolto e recepire i progetti, auspicando un tavolo di lavoro che veda tutti i soggetti, religiosi e laici, accomunati da questo grande desiderio di affrontare un problema che oggi raggiunge dimensioni molto vaste.
Un evento gioioso e atteso da tempo che ha visto un numeroso pubblico aperto e sensibile al percorso ecumenico, nella consapevolezza che solo insieme si può tentare di sconfiggere questo male antico ma sempre più presente oggi, come ha ben sottolineato il sociologo Gennaro Iorio dell’Università di Salerno nella sua relazione introduttiva.
Incisive e articolate le esperienze in atto sia da parte della Caritas sia della Chiesa evangelica “Fiumi di Grazie”. Punto culminante dell’evento è stata la conclusione dell’evento da parte del pastore Giovanni Traettino e dell’arcivescovo di Benevento Andrea Mugione i quali, dopo aver evidenziato il rapporto tra la parola di Gesù e la vita del cristiano in relazione alle povertà, hanno espresso il desiderio fraterno di abbattere i muri della separazione per lavorare in un dialogo vivo e rispettose delle diversità a favore degli ultimi.
Nessuna persona responsabile può infatti oggi sottrarsi all’affascinante imperativo di togliere la povertà sulla terra e di alleviare i dolori e le sofferenze che ne conseguono. Il fatto che finora non si sia riusciti a risolvere questo grosso problema rappresenta un lato oscuro, una tenebra, che paralizza il progresso umano e ci induce quindi a porvi rimedio con vigore. Questo tanto più nel momento presente, che pare intorpidire le coscienze, oscurare i grandi valori a noi comuni, e usare la ragione umana solo come strumento di arricchimento egoistico e di produzione tecnologica.
Il dialogo rispettoso e costruttivo tra le Chiese può essere esteso a molti altri, e conduce ora a unire le forze, quelle di chi è particolarmente interessato alla fede e anche quelle di chi non crede, perché troppo bello e necessario è l’ideale di una umanità libera ed uguale, affratellata dal rispetto e dall’amore vicendevoli.
Forte è risuonata negli animi dei presenti la domanda, tremendamente attuale, che spesso Martin Lutero s’era posto: “Ma la fame e la povertà potrebbero devastare a tal punto intere parti del mondo se in noi l’amore per il prossimo, per ogni uomo fosse più vivo?”
Se tante sono state le iniziative, avviate in questi decenni, per combattere la povertà su tutti i fronti: mense, dormitori, sostegno ai disabili, ai carcerati, costruzione di case per i senza tetto, ricostruzione dei villaggi distrutti dagli sconvolgimenti ambientali, laboratori artigianali per dare un lavoro, accoglienza dei migranti, come qualche intervento dal pubblico ha sottolineato, la soluzione ultima dovrà essere politica e a più livelli. Anche perché è più che mai evidente che in una società matura non possono esserci dislivelli retributivi troppo grandi. Come pure non si può lasciare un cittadino senza un minimo reddito di cittadinanza.
Per troppo tempo la politica ha preferito non vedere e non sentire il grido di chi è costretto a vivere nella miseria, come pure ha cercato, continuamente, di esorcizzare lo scandalo della fame che uccide ogni giorno centinaia di vite umane. Tuttavia, come è stato anche affermato, è impensabile che una giustizia mondiale possa mai avvenire senza che prima ogni singolo Stato non maturi la visione di una effettiva uguaglianza sociale che dia a ogni uomo la possibilità di una vita dignitosa; nelle nostra società oggi il superfluo è troppo e, ingiustamente, va a beneficio di pochi, accrescendo il divario tra chi ha troppo e chi ha niente.
E se qualcuno, ancora osa obiettare che non si può rinunciare alla libertà individuale che motiva le scelte, per cui una vera uguaglianza non sarà mai irrealizzabile, come bene hanno evidenziato monsignor Mugione e Il pastore Traettino non si può dimenticare che tra i princìpi considerati dalla modernità non c’è solo la libertà ma anche l’uguaglianza e la fraternità.
Una società che finge di non vedere questa forte e ingiusta disuguaglianza e non cerca politicamente di apportare qualche correttivo è tremendamente ingiusta e destinata a fallire. E per sconfiggere il fallimento e necessario attivare oggi tutte le forze vitali della società e costruire nelle nostre città percorsi di volontariato orientati al risanamento e alla giustizia sociale.
Tutti gli intervenuti al museo del Sannio, sono stati concordi nel ritenere il momento vissuto l’inizio di un cammino nuovo, che va sostenuto con coraggio affinché dia i risultati sperati a tempo debito.
A ciascuno dei presenti viene affidata la responsabilità di trarre frutto dalle parole pronunciate per cominciare a vivere nell’esperienza personale e delle proprie comunità la strada dell’amore evangelico che ci porta come ricorda sempre papa Francesco ad amare tutti ma in modo speciale i più poveri.