La gioia dell’oro
Se il Paradiso è spesso stato immaginato dagli artisti e dai mistici come un infinito dorato, Lorenzo Ghiberti deve averne avuto una intuizione geniale. A Lorenzo occorsero 27 anni per realizzare la porta del Battistero fiorentino a cui Michelangelo dette il nome di “Porta del Paradiso”. Nel giugno di 560 anni fa l’artista concluse un lavoro faticoso, impervio, compiuto con collaboratori del calibro di Donatello, Michelozzo e Luca della Robbia. Dominato da una luminosità così accecante nei 28 riquadri con gli episodi biblici, da sorprendere. Si tratta, infatti, di una Bibbia scolpita in bronzo e oro con uno stile che già passa dai ricami eleganti del gotico agli spazi armoniosi del primo Rinascimento fiorentino.
Ne esce una storia dell’uomo otto la luce divina, che la rende attuale ed eterna allo stesso tempo, come negli affreschi dell’Angelico in San Marco.
Oggi, dopo 27 anni di restauro, l’opera torna, dall’Opificio delle Pietre Dure, al Museo dell’Opera del Duomo. Non certo nel Battistero, sostituita da una copia già dal 1990, perché morirebbe non di sole ma di gas.
La Porta del Paradiso. Firenze, Museo dell’Opera del Duomo, dall’8/9.