La gioia dell’amore

L’Esortazione apostolica post-sinodale sulla famiglia spiazza, umanizza, apre percorsi, evangelizza e dà fiducia. Una prima lettura
Una famiglia in piazza San Pietro

Al termine di un lungo processo sinodale, che ha contato due appuntamenti nell’ottobre 2014 (Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione) e nell’ottobre 2015 (Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione della famiglia), dopo una Relatio Synodi (2014) e una Relatio finalis (2015), il papa ha firmato il 19 marzo e ha diffuso l’8 aprile l’esortazione post-sinodale Amoris Laetitia. Un grande momento per la Chiesa cattolica, per i cristiani, per tutti gli uomini e le donne di buona volontà. È il risultato di un’ampia consultazione tra le varie componenti della Chiesa cattolica, con la valorizzazione dei singoli contributi.

 

In attesa che ognuno dei lettori possa leggerla poco alla volta – è questo l’auspicio dello stesso papa Francesco –, cerchiamo di trarre qualche sintesi dal documento, che è cospicuo perché consta di 9 capitoli e più di 300 paragrafi, e che è centrato «sull’amore nella famiglia», e non sugli aspetti dottrinali del matrimonio. È una premessa importante, perché non ci si deve aspettare da questo documento modifiche sostanziali della “dottrina”, cioè del corpus di “leggi” che regolano la vita matrimoniale e famigliare dei cattolici. È un documento “pastorale”, come si dice, cioè orientato alla prassi, all’evangelizzazione, alla vita concreta delle famiglie che si considerano parte della Chiesa di Roma.

 

Un documento che spiazza (e che non fa melina)

Lo abbiamo appena detto: la lettura del documento spiazza coloro che s’aspettavano modifiche sostanziali della dottrina sulla famiglia, ma nel contempo pure coloro che speravano che tutto rimanesse come prima. Perché gli “scarti”, le “avanzate” pastorali sono di enorme peso per la vita concreta delle comunità cattoliche. Nel contempo non apre le porte dell’ovile, non “cede” su alcuni punti centrali della famiglia cristiana. Non mette gli uni contro gli altri, i cosiddetti tradizionalisti e i cosiddetti progressisti. Se non minimizza la responsabilità degli sposi e dei pastori che devono “discernere”, verbo importante nell’esortazione apostolica, d’altra parte non esagera i sentimenti di colpevolezza che debbono essere addossati sulle spalle degli sposi, in particolare di coloro che vivono situazioni “irregolari”.

 

Scrive il papa che un discernimento fatto bene non esclude che «l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate» (AL 302). Tutti spiazzati, quindi, ma senza rinunciare all’attacco insterilendosi in una melina inconcludente, per usare una metafora calcistica. In realtà appare fondamentale una delle prime affermazioni dell’esortazione: «Non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero» (AL 3). In sostanza il papa riconosce che tante domande possono avere risposte variegate, locali, inculturate. «Per essere osservato e applicato» (AL 3) ogni principio generale deve essere inculturato. E più avanti: «Saranno le diverse comunità a dover elaborare proposte più pratiche ed efficaci» (AL 199).

 

Un documento che umanizza (e non erige traguardi impossibili da raggiungere)

Il vocabolario usato nella Amoris Laetitia è significativo: in numerosissimi passaggi è il lessico dell’amore, della misericordia, dell’accoglienza, del perdono, della vicinanza che si eleva da queste pagine: non bisogna pensare che le famiglie possano essere sostenute «solamente insistendo su questioni dottrinali» (AL 38). Il papa parla di «logica della misericordia pastorale» (AL 311) che passa per tre fasi, descritte nella ottava parte dell’esortazione: accompagnare, discernere, integrare. Sapendo che nella vita della famiglia l’eccezione non è un accidente, ma in fondo il caso di tutti. Ogni famiglia, ogni coppia, ogni persona in fondo è unica e irripetibile, merita rispetto, accoglienza, misericordia, perché l’amore di Dio è sopra tutto. Un documento, quindi, che umanizza perché pone una grande attenzione alla realtà: «È sano prestare attenzione alla realtà concreta» (AL 31), scrive il papa. Il che vuol dire che «non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato mortale privi della grazia santificante» (AL 301).

 

Un documento che apre percorsi (e non dà risposte immodificabili)

Come aveva annunciato nella Evangelii Gaudium, Francesco più che dare risposte definitive e immodificabili vuole aprire nella Chiesa cattolica dei percorsi di riflessione e di vita che possano portare a dare collettivamente risposte che siano nel contempo adatte alle situazioni locali e comprensibili dal popolo di Dio. Apre percorsi per la famiglia “tradizionale”, per quella che oggi cerca di non soccombere, per la comunità cristiana, per i pastori che debbono discernere, per i singoli cristiani che, in un modo o nell’altro, fanno tutti parte di una famiglia. Il documento insiste molto sulla necessità di far crescere l’amore nella famiglia, anche per chi vive in “situazioni irregolari”. Una crescita che in qualche modo non deve mai avere fine (AL 134). Una crescita che vale anche nelle «situazioni imperfette» (AL 77), alle «famiglie ferite» (AL 79): con una certa sorpresa Francesco applica alla famiglia quanto nel Concilio era stato detto a proposito delle grandi religioni: «Il discernimento della presenza dei semina Verbi nelle altre culture può essere applicato anche alla realtà matrimoniale e familiare» (AL 77).

 

Un documento che evangelizza (con la testimonianza)

Trama sotterranea, ma nemmeno troppo, dell’esortazione post-sinodale è la convinzione che tutti i cristiani, e quindi anche le famiglie, hanno bisogno di una continua evangelizzazione, cioè di un confronto costante con la vita del Vangelo. Deve evangelizzarsi il singolo, ogni giorno, in ogni situazione, per ascoltare lo Spirito; deve evangelizzarsi la coppia, ma anche la comunità cristiana che “racchiude” la coppia, e i pastori; la dottrina stessa esige una continua evangelizzazione per rispondere alle questioni dei tempi presenti; la società non può girarsi dall’altra parte e non capire che l’evangelizzazione riguarda tutti.

 

Un documento che dà fiducia (anche alla coscienza personale)

Infine, non a caso questo documento esce nell’anno santo della misericordia: è l’amore di Dio e l’amore tra gli uomini che può spiegare il mistero della famiglia e aiutare a risolvere i problemi che l’attraversano. E ciò significa dare fiducia, credere alla buona volontà dei singoli, dare assoluta centralità al rispetto delle «coscienze dei fedeli, che tante volte rispondono quanto meglio possibile al Vangelo in mezzo ai loro limiti e possono portare avanti il loro personale discernimento davanti a situazioni in cui si rompono tutti gli schemi. Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostenerle» (AL 37). Questa esortazione risulta così una risposta alle paure di oggi, allo smarrimento di chi avverte come la famiglia sia sottoposta ad attacchi d’ogni genere, alla sfiducia generalizzata verso i giovani…

 

In conclusione, anche se non si trova il tempo di leggere tutto il documento, si legga almeno la quarta parte, che parafrasando l’inno alla carità di Paolo, eleva un inno all’amore nella famiglia.

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