La gioia della musica

La festa di Kirill Petrenko e dell’orchestra romana dell’Accademia di Santa Cecilia

Non è così frequente, in questi tempi postpandemici (speriamo…) che la gioia di far musica insieme scoppi con tanta evidenza come ho visto sabato scorso all’Auditorium romano. Si eseguivano musiche di Mendelsshon, Brahms, Debussy. Al pianoforte, per il secondo concerto di Brahms il giovane moscovita Borsi Giltburg, che vive in Israele, Boris Giltburg, 37 anni, ma ne dimostra dieci di meno. Non come maturità artistica, però.

Suono deciso, tempi scattanti ma anche teneri,  personalità autonoma esegue il brano, datato 1881, con una prontezza meravigliosa nell’evidente, festosa unità con i l direttore. I due sono davvero “amici musicali” e respirano insieme: piano, direttore,orchestra. Bellissimo il suono dei complessi ceciliani  in ogni sezione, i violini luminosi più del solito, affiatati sotto la bacchetta di Petrenko, direttore dei Berliner Philarmoniker. Il suo gesto è ampio, fluido, preciso, sorridente in quel rapimento estatico che è far musica insieme.

Il brano di Mendesshon “Calmadi mare e viaggio felice”  è una ouverture delicata e mossa, riposante e felice come i l titolo. Crea nella sala una atmosfera pacificante. Giusta per l’ampio, sinfonico concerto brahmsiano: appassionatissimo nei primi due tempi tra tempeste orchestrali, tocca un lirismo quasi paradisiaco nell’Andante – con ricordi di quello del Concerto Imperatore beethoveniano – che tanto bene fa all’anima e la fa sognare per chiudersi precipitosamente gioioso nell’ultimo tempo.

Non si poteva che terminare il concerto con Debussy e l’inesauribile fosforescenza de La mer, tre schizzi sinfonici per orchestra (1905). Impressionismo alla Monet in musica.

 

 

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