La gioia del Vangelo: una gioia missionaria

Il congresso accoglierà a Roma, dal 20 al 23 novembre, 300 delegati da un centinaio di realtà ecclesiali di tutto il mondo. Alla conferenza stampa di presentazione interventi, tra gli altri, del card. Stanisław Ryłko, di mons. Josef Clemens, di Jean-Luc Moense di Maria Voce
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“La Chiesa si aspetta da voi frutti maturi di comunione e di impegno”: parole di Giovanni Paolo II ai Movimenti e nuove Comunità radunati in piazza S. Pietro i 30 maggio 1998. Nel 2006 fu la volta di Benedetto XVI che li considerò “provocazione salutare” per la Chiesa, “minoranze creative” decisive per il futuro dell’umanità.

A che punto siamo oggi? Di strada se n’è fatta. E di strada se ne vuole fare ancora e molta. Lo si è capito alla presentazione del III Congresso mondiale davanti alla stampa da parte del Presidente del dicastero, cardinale Stanisław Ryłko, e del segretario mons. Josef Clemens. Le attese dei Movimenti e delle Comunità sono state affidate a Maria Voce, presidente dei Focolari, e Jean-Luc Moens, responsabile per le relazioni internazionali della "Communauté de l’Emmanuel".

Esso appare come una terza tappa di “crescita verso la maturità ecclesiale” e prende le mossa dall’Esortazione Evangelii Gaudium di papa Francesco, che chiama i movimenti a “essere veri protagonisti di una nuova tappa della missione evangelizzatrice della Chiesa, segnata dalla gioia”, protesa verso le “periferie geografiche ed esistenziali del nostro mondo”, “vicina a tutti i poveri, sofferenti ed esclusi – prodotto amaro della cultura dello scarto oggi dominante”.

Davanti ai giornalisti il cardinale Stanisław Ryłko ha fatto sua la domanda di molti. Come mai “in un mondo che in maniera così radicale rifiuta Dio, si trovano ancora tanti uomini e donne, adulti e giovani, che scoprono la gioia e la bellezza di essere cristiani” e “scelgono Cristo e il suo Vangelo come bussola sicura della loro esistenza”.

Ricordando gli “itinerari pedagogici” di vita cristiana che i nuovi carismi propongono, li ha riconosciuto di “stupefacente efficacia, capaci di cambiare la vita delle persone e di svegliare in esse uno straordinario slancio evangelizzatore”, con “fantasia missionaria”.

Sul contenuto della tre giorni si è soffermato il segretario del Pontificio Consiglio per i laici, mons Josef Clemens. Si parlerà di contesto e aspetti dell’evangelizzazione, di purificazione da ostacoli e impedimenti, di dinamismo e collaborazione tra carismi, del ruolo delle donne e dei percorsi di inclusione dei poveri. I relatori laici ed ecclesiastici, uomini e donne, provengono da varie parti del mondo.

La voce dei laici si è ascoltata con attenzione. Maria Voce, presidente dei Focolari, nel suo intervento ha evidenziato quanto il Concilio Vaticano II costituisca oggi per i laici “sprone e specchio” della propria “vocazione e responsabilità” nei confronti della Chiesa e del mondo. Si è augurata che “riflessioni e confronto, comunione di successi e di sconfitte, di esperienze e di progetti, pongano le condizioni perché Dio, Signore della storia, possa trarre da esso non solo frutti di comunione e di arricchimento reciproco”, ma possa orientare tutti insieme “a guardare e a vivere sempre e con gioia rinnovata, per l’unico grande scopo della Chiesa di Cristo: 'Padre che siano una sola cosa… che tutti siano uno'.

Questo è il sogno di Dio".  “Vogliamo avanzare nel cammino di conversione pastorale”, che ci chiede il Papa, e “fare un’esperienza di comunione… Per noi è molto interessante scoprire come lo Spirito Santo lavori negli altri”, ha ribadito  Jean-Luc Moens della Communauté de l’Emmanuel.  

Un giornalista ha domandato in conclusione come pensare il rapporto tra i movimenti e i cristiani senza appartenenze particolari. Moens ha chiarito con convinzione: “Non possiamo separare i battezzati accomunati dallo stesso battesimo… Semmai per quanti fanno parte dei movimenti si tratta di una responsabilità in più, perché hanno scoperto l’azione dello Spirito Santo nella propria vita. Da vivere nell’umiltà”.

E Maria Voce ha incalzato: “Ogni cristiano dovrebbe sentire la gioia e la ricchezza di questi carismi che appartengono anche a lui, proprio perché è Chiesa, cristiano. E perché Dio dà i carismi per la Chiesa, e nella Chiesa, per l’umanità. Questo partecipare tutti dei carismi, è la Chiesa più grande che possiamo testimoniare insieme”.

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