La giocosità beata di Aterballetto

Dopo il debutto dello scorso anno al Teatro Storchi di Modena, “Bliss”, firmato da Johan Inger, continua ad essere riproposto con grande successo nelle tournée della compagnia Aterballetto per la quale è stato creato

Dopo il debutto dello scorso anno al Teatro Storchi di Modena, “Bliss”, firmato da Johan Inger, continua ad essere riproposto con grande successo nelle tournée della compagnia Aterballetto per la quale è stato creato. Autore da tempo apprezzato a livello internazionale e, prima, danzatore dello Swedish Royal Ballett, quindi del Nederlands Dans Theater, Inger ha aggiunto con questa creazione un altro importante tassello al repertorio che l’ensemble di Reggio Emilia va costruendo da alcuni anni nel nuovo corso post-Bigonzetti avviato dalla direttrice artistica Cristina Bozzolini (alla quale subentrerà il nuovo direttore Giorgio Cristoforetti) che ha commissionato a coreografi internazionali lavori ad hoc per i suoi danzatori  con l’intento di rinnovare il repertorio ed esplorare le diverse identità della coreografia contemporanea affiancando autori di diverse nazionalità a nuovi talenti italiani.

Misurandosi con la musica del “Köln Concert” di Keith Jarrett, “Bliss” ha rappresentato una sfida compositiva per il coreografo svedese. Sfida che il grande musicista jazz affrontò col pianoforte la sera del 24 gennaio 1975 nello storico concerto all’Opera Haus di Colonia quando, per una serie di disguidi, si trovò costretto ad improvvisare su uno strumento male accordato e dall’emissione acusticamente metallica. Quella storica performance oltre a rappresentare una tappa fondamentale nella carriera del musicista americano, marchierà una genia di pianisti anche fuori dall’ambito jazz. Sul primo movimento di quelle note distillate, di quei pochi accordi prolungati di tempo nel registro basso, con un andamento ritmico spesso modale, tenace, in continuo movimento attorno a un nucleo centrale abbastanza ripetitivo, poi in crescita, Inger compone una coreografia solare – la beatitudine del titolo – con i corpi simili a delle note che zampillano, che vanno e vengono, che via via, dopo il duetto maschile iniziale, si compongono, si intrecciano, si relazionano.

C’è una giocosità placida, una freschezza plasmata di calore umano, che si concentra e si diffonde sul bianco tappeto che ci appare come un prato dove i danzatori, in colorati costumi casual, sembrano immersi in un sogno. Un limbo di luminosa fantasia, di amabili e inafferrabili sprofondamenti nel formarsi di coppie, di terzetti scambiabili, di assoli, nel muoversi velocemente e uscire di scena dove, ai margini, qualcuno rimane sempre a guardare. Tra luce piena e chiaroscuri del palcoscenico vuoto, è tutto un correre, sollevarsi, scivolare, darsi la mano, fermarsi in blocco sotto un tetto di luci, e riprendere all’unisono gli stessi movimenti. Agli otto danzatori principali si aggiungono nel breve finale gli altri componenti della compagnia, affollando una danza più corale e coinvolgente.

Proseguendo, per la sesta stagione, la collaborazione artistica tra Aterballetto e il Piccolo Teatro di Milano, la compagnia sarà in scena allo Strehler dal 7 al 9 giugno con tre creazioni: “Words and Space” di Jiří Pokorný, 35enne di Praga con un curriculum internazionale di tutto rispetto; “Phoenix”, la nuova creazione di Philippe Kratz danzatore di Aterballetto che lo ha “lanciato” come coreografo con brani riusciti; e la prima assoluta di “Narcissus”,  il nuovo lavoro di Giuseppe Spota, già danzatore di Aterballetto, di ritorno in Italia dopo essersi affermato come interprete e coreografo in Germania.

 

“Bliss”, coreografia, scene e costumi Johan Inger, musica Keith Jarrett, luci Peter Lundin. Al Teatro Olimpico per il “Festival Internazionale della Danza di Roma della Filarmonica Romana e Teatro Olimpico”.

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