La gentilezza
«Dopo aver letto il suo interessante articolo dal titolo “Me la prendo” (18.11.2011), volevo chiederle se dal punto di vista psicologico poteva spiegare il significato della gentilezza».
Ecco una storia che ci aiuta a capire il senso della gentilezza.
Un giorno rincasando, ho trovato un’auto parcheggiata nei pressi del vialetto d’accesso di casa, nel mio posto preferito. La mia prima reazione è stata di fastidio, perché avevo sempre messo la macchina lì. Adesso invece ero costretto a lasciarla più lontano e, per di più, a portare a piedi le mie cose. Nelle ore successive ho continuato a pensare ossessivamente alla persona che aveva parcheggiato nel mio spazio, mi sono lamentato con mia moglie di quanto costui fosse maleducato e ho controllato varie volte se l’auto fosse ancora lì. Alla fine sono uscito per guardare più da vicino. In quel momento un uomo dalla casa di fronte si è diretto verso la macchina in questione. Ho notato subito che aveva una disabilità fisica: camminare gli era difficile e, con ogni probabilità, doloroso. Lui mi ha guardato, mi ha sorriso e mi ha salutato. In quell’istante di illuminazione tutto il mio disappunto è svanito e mi sono ritrovato pieno di compassione e sollecitudine. Quanto doveva essere difficile la sua vita, paragonata alla mia! Ero balzato a una conclusione negativa, invece di immaginare che potesse esserci una buona ragione per cui quell’auto era parcheggiata lì. E mi ero arrabbiato, invece di mettermi nei panni di un altro. Tutti abbiamo qualche problema, anche se non è visibile in superficie.
Dovremmo ricordarci di essere gentili, pazienti e comprensivi con gli altri perché non sappiamo quali fardelli devono portare. Proprio come diceva un grande pensatore greco: «Quando incontri qualcuno, sii gentile con lui, perché sicuramente egli sta conducendo una battaglia più difficile della tua».