La gente del Sud protagonista del proprio riscatto
Con 500 attività imprenditoriali e migliaia di ragazzi coinvolti, il progetto Policoro punta a rendere i giovani elementi di sviluppo e innovazione.
Evangelizzazione, formazione, gesti concreti, reciprocità: sono le parole chiave che descrivono il progetto Policoro. Non solo, sono le linee guida di questo progetto di Chiesa, una Chiesa che ha tradotto, quindici anni fa, l’affermazione di Giovanni Paolo II a Palermo: «spetta alle genti del Sud essere le protagoniste del proprio riscatto, questo non dispensa dal dovere della solidarietà l’intera nazione».
Il progetto Policoro prende il nome dalla città, in provincia di Matera, in cui si è svolto il primo incontro. L’ideatore è stato don Mario Operti, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, che coinvolse, fin dall’inizio, il Servizio nazionale per la pastorale giovanile e la Caritas italiana, con l’intenzione di costituire un gruppo di persone per riflettere sulla disoccupazione dei giovani al Sud.
E i protagonisti di questa realtà sono proprio i giovani che, affiancati da una rete locale e nazionale e in un’ottica di pastorale unitaria, promuovono una cultura nuova del lavoro che mette al centro l’uomo e cerca di contrastare l’usura, l’illegalità, lo sfruttamento minorile e il lavoro nero: sono animatori di comunità, testimoni di una speranza che si fa concreta nel proprio territorio.
L’intuizione fondamentale del progetto è la collaborazione di soggetti diversi intorno ad un unico problema, per aiutarsi a crescere insieme, nel rispetto delle rispettive specificità e competenze, nella solidarietà e nella comunione: sono i tre uffici promotori della Cei che elaborano una strategia comune coinvolgendo le comunità ecclesiali, le associazioni cattoliche, le istituzioni sindacali, cooperativistiche e imprenditoriali ispirate dalla dottrina sociale della Chiesa.
Il progetto riconosce la ricchezza del lavoro in rete: don Mario affermava che «Se tutti fanno tutto, alla fine si entra in rotta di collisione. Se ognuno fa ciò per cui è nato e se ognuno mette a disposizione di tutti la propria identità e missione, allora nasce veramente un mosaico che è icona della Chiesa». Lontani dalla logica egoistica del proprio interesse, i giovani possono attingere al Vangelo per ispirare le loro scelte e orientare il proprio lavoro secondo uno stile di vita che ha in Cristo il suo modello e punto di riferimento.
In questo modo il Progetto rende possibile «un cambiamento autentico di mentalità», come spiega monsignor Angelo Casile, attuale direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro: ciò porta ad attivare le proprie potenzialità per creare lavoro. È un processo che passa attraverso un impegno di formazione culturale con la realizzazione di corsi informativi e formativi per il settore cooperativo, la formazione professionale, l’imprenditorialità giovanile e il terzo settore. Sono gli stessi animatori di comunità che vi partecipano a livello regionale e nazionale.
Non è teoria. È un accompagnamento che culmina nella capacità di mettersi insieme per realizzare “gesti concreti di solidarietà” capaci di far germogliare speranza e sviluppo a favore dell’occupazione giovanile.
Non è utopia. Il progetto Policoro conta fino ad oggi circa 500 attività imprenditoriali in ambito sociale, agricolo, industriale e di servizio con migliaia di giovani coinvolti. Significativa ne è stata la rappresentanza e la testimonianza alle Settimane sociali di Reggio Calabria. Una realtà che funziona e che si estende al Centro-nord con l’adesione, per il nuovo anno, delle regioni Emilia-Romagna e Umbria.
È possibile consultare il sito nazionale per avere informazioni e contatti. La voglia di riscatto e d’impegno per il bene comune di tutto il Paese ci spinge ad “abitare” attivamente i nostri territori. Troppi giovani vanno via, tanti non riescono a sperare. Far parte di quest’esperienza come animatrice nella mia diocesi (di Pozzuoli) è un’occasione di apertura e crescita unitaria nell’Amore: una meravigliosa chiamata a essere persona di speranza, dono da accogliere e coltivare dentro e intorno a noi.