La frenesia dei diplomatici e la sospensione degli animi
Mentre le televisioni di mezzo mondo, non sempre con obiettività, mandano in onda i servizi delle centinaia di reporter che sono scesi in Crimea da Kiev, lo scacchiere ucraino è estremamente mobile. Alcuni elementi paiono essersi tuttavia “stabilizzati”. Cerchiamo di capire meglio.
La Russia ha nei fatti il sostanziale controllo della penisola di Crimea, in particolare con la ben orchestrata presenza di uomini in divise militari senza mostrine né segni distintivi, ma chiaramente russi. Le caserme ucraine non hanno avuto defezioni, tranne quelle d’un ammiraglio che ha chiesto di arruolarsi coi russi. L’inviato Onu è dovuto ripartire per le minacce ricevute. Tuttavia non mancano in Crimea delle piccole manifestazioni pro-ucraine.
Nell’Est dell’Ucraina, invece, la zona a maggioranza russa, c’è fermento. Le nostre fonti locali, tuttavia, smentiscono categoricamente che vi sia una sollevazione generale. Episodi isolati stanno avvenendo a Donetsk, Kharkiv e Odessa, qualche bandiera russa sventola ancora qua e là, ma cominciano anche le manifestazioni di chi non vuole che venga intaccata l’integrità territoriale del Paese.
Alla Maidan, nel frattempo, come ci dicono le nostre fonti, continua l’occupazione della piazza da parte degli studenti e, sempre più, da parte di adulti, in particolare pensionati, che danno man forte ai più giovani. Continua la presenza organizzata dei seguaci della Tymoshenko, riuniti nel “gruppo di autodifesa”, ma anche le forze di estrema destra, tra cui Terza forza”, alcuni gruppuscoli d’ideologia nazista e fascista. Questi ultimi, tuttavia, sono una piccola minoranza che appare ben controllata dall’insieme della piazza.
Il governo guidato dal greco-ortodosso Yatseniuk, vicinissimo alla Tymoshenko, sta cercando nel frattempo di rimettere in piedi un sistema di sicurezza nazionale, quasi azzerato dalla fuga dei precedenti responsabili legati al presidente Yanukovich. Contemporaneamente sta cercando di tenere in piedi l’organizzazione statale nell’Est del Paese, con nomine e spostamenti di personale ad hoc. Poichè non ci sono soldi per pagare i dipendenti pubblici e le forze armate, la pressione sulla Unione europea e sugli Stati Uniti per un rapido arrivo dei fondi promessi è molto forte.
La diplomazia intanto è al lavoro, in modo improvvisamente febbrile. Si nota la grande mobilità del segretario di Stato Kerry e del ministro degli esteri russo Lavrov che ieri si sono incontrati a Parigi ed oggi di ritroveranno a Roma. Le posizioni sono distanti, ma si continua a parlarsi e a trattare. Formalmente non è stata dichiarata nessuna guerra e l’occupazione della Crimea non viene riconosciuta dai russi stessi, che negano di aver intrapreso l’invasione. L’Unione europea ha deciso di venire in aiuto finanziariamente dell’Ucraina con alcuni miliardi di euro, sembra nove, ma a condizioni precise.
Tra l’altro circola in modo “virale” la trascrizione di una telefonata tra il “ministro degli Esteri” della Ue, Catherine Ashton, e l’omologo estone, nel quale si conversa dei cecchini che avrebbero sparato sulla folla degli studenti da alcuni palazzi di Piazza Indipendenza, la Maidan, ma anche sui soldati. La voce era circolata anche nei giorni scorsi, confermataci da alcuni sanitari che operavano nella hall dell’Hotel Ucraina: hanno dovuto farsi carico non solo degli studenti colpiti dagli snaiper ma anche alcuni militari e poliziotti con lo stesso tipo di ferite. Le illazioni più originali viaggiano sul web: c’è chi parla di un’operazione orchestrata dai leader della rivolta, chi del doppio gioco di alcuni servizi segreti ucraini, chi di un “pagamento” della Cia… In realtà non si sa nulla su chi fosse il burattinaio dei cecchini il 20 febbraio alla Maidan. Siamo solo nel campo delle ipotesi. L’unica cosa certa è che almeno due cecchini, posti su altrettanti edifici governativi all’entrata sulla piazza dal viale dove si ergono il palazzo del governo e il parlamento, hanno sparato su entrambi i fronti.