La fraternità in politica, testimonianze e buone pratiche

Nell'ambito di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023 è stato organizzato un convegno dal titolo 100 sindaci per la fraternità: il penultimo di otto eventi organizzati nelle due città dal Movimento dei Focolari.

È possibile vivere la fraternità in politica, in un mondo che appare sempre più polarizzato e nel quale è purtroppo evidente la crisi della rappresentanza? La risposta è nell’azione quotidiana e nella testimonianza di tanti politici ed amministratori per i quali la fraternità può restituire alla politica il suo vero volto – solidale, attento, accogliente e responsabile -, dando vita a pratiche e politiche solidali.

L’occasione per discuterne è stato il convegno 100 sindaci per la fraternità, organizzato lo scorso 11 novembre a Bergamo dal Movimento dei Focolari. L’appuntamento era solo uno degli 8 eventi organizzati in occasione di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023, nell’ambito di un percorso dal titolo “Un ideale che illumina la città“, che ha permesso di approfondire i temi dell’economia, dell’arte, della politica e della tradizione religiosa che connotano i due territori. L’ultima tappa, dal titolo “Tutto nelle nostre mani”, si svolgerà il 2 dicembre a Bergamo, alla presenza del vescovo Francesco Beschi, di Luca Streri del Movimento Mezzopieno e di Paola Pepe, del Centro giovanile internazionale del Movimento dei Focolari.

Chiamare i sindaci a raccolta per discutere di fraternità, ha affermato il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, ha l’obiettivo di far emergere le motivazioni del loro servizio alla comunità, i valori che sottostanno al loro ruolo amministrativo, politico e pubblico. «C’è – ha commentato intervenendo al convegno – una gratuità di fondo sottesa al concetto di fraternità che supera quello di giustizia. Giustizia è equità, ma la fraternità va oltre e ci aiuta a cogliere tutti i limiti dell’individualismo».

Alla fraternità si accompagna anche una diversa concezione di responsabilità. Insieme, fraternità e responsabilità, a Gori ricordano l’I care (io me ne curo) di don Lorenzo Milani, il prendersi cura dell’altro. Il sindaco ha anche citato una famosa frase di Martin Luther King: «Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla». Perché, ha commentato, non si è responsabili solo per quello che si fa, quanto piuttosto per quello che non si fa pur potendolo fare, soprattutto quando si è impegnati in politica, al servizio della polis, della città.

La fraternità, per Roberto Rossini, presidente del Consiglio comunale di Brescia, è uno dei valori, uno dei principi, su cui gli amministratori possono costruire il proprio impegno in politica. Vivere in questo ambito stringendo relazioni amicali aiuta chi amministra a costruire città unite, fraterne.

«La fraternità – ha affermato Rossini – fa davvero politica e fa la differenza: lo abbiamo visto in qualche misura in Bergamo Brescia Capitale della cultura insieme. Credo che siamo all’inizio di un percorso di fraternità e che la fraternità non sia semplicemente un sentimento: è anche una visione delle cose, un modo di vedere la nostra regione, è un modo di vedere il nostro territorio, che significa investire su progetti, sulla capacità di lavorare. Le sinergie non sono qualche cosa di teorico, ma un qualcosa che incide davvero sulla vita delle persone».

Le città oggi sono protagoniste di un ripensamento della politica. Sono, ha affermato Rossini citando lo storico sindaco di Firenze Giorgio La Pira, come unite da una specie di corrente profonda che le rende in qualche misura sorelle. Ed ecco allora che il pensiero non può non andare alle tante città martoriate dalla guerra e dalle divisioni sociali: Gaza, Kyïv, Teheran, Gerusalemme… Città che stanno soffrendo e con cui, ha spiegato Rossini, si sente un forte legame. Anche il dolore può cementare i rapporti e il rapporto tra Bergamo e Brescia lo ha dimostrato, per l’unione nata anche grazie alla «sofferenza che le ha unite durante il periodo del Covid. Forse la sofferenza è ciò che ci permette anche di unire le altre città del mondo che in questo momento stanno soffrendo molto più di noi».

All’incontro, moderato dalla giornalista Angela Grassi, presidente del Movimento politico per l’unità della Lombardia, è intervenuto anche Antonio Maria Baggio, politologo, direttore del Centro di ricerca di politica e diritti umani dell’Istituto universitario Sophia di Loppiano. Esperto del concetto di fraternità in politica nel pensiero della fondatrice del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich, Baggio ha sottolineato l’importanza delle esperienze vissute, in tal senso, dalla folta platea di politici presenti in sala.

Pur nelle loro diversità, ha affermato, tutte le grandi culture comunicano una loro idea di fraternità e laddove non c’è una parola che la enuncia, viene comunque espressa nei contenuti. Ma la fraternità non è una sorta di formula che può essere applicata per risolvere i problemi. È invece frutto di una relazione, insita nel concetto stesso della parola.

Fraternità, come categoria politica, nasce dopo la rivoluzione francese del 1789, conquistando una propria dignità dopo essere stata associata, nel motto dei rivoluzionari, ai concetti di libertà e uguaglianza, divenuti poi veri principi dell’azione pubblica. In questo modo si è superata la barriera che relegava la fraternità alla sua matrice religiosa, al legame con una fede, per cui veniva considerata non adatta alla politica. E invece, ha spiegato Baggio, i cittadini hanno il diritto di avere la fede che vogliono, purché sia compatibile coi principi costituzionali che abbiamo costruito e accettato.

E la fede, come i valori personali laici, entrano nell’agire politico tramite chi li vive e possono generare relazioni rinnovate e politiche di fraternità. Hanno portato la propria testimonianza in tal senso anche altri politici: i sindaci di Treviglio, Juri Imeri, di Caravaggio, Claudio Bolandrini, di Vedano Olona, Cristiano Citterio, di Corzano (e presidente dell’Associazione Terre Basse bresciane) Giovanni Benzoni, l’assessora all’Istruzione e alla cultura di Nembro, Sara Bergamelli, e il vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia, Emilio Del Bono, già sindaco di Brescia.

È stato anche ricordato un testimone di fraternità: Luigi Pisati, politico navigato e già sindaco di Soncino, che ha vissuto il suo impegno in politica come occasione di dialogo, solidarietà e fratellanza. Scomparso qualche settimana prima del convegno, che lui stesso stava aiutando a preparare, è stato ricordato dalla moderatrice Grassi, che ha citato una frase che Pisati ripeteva spesso: «L’unica carica da cui non ci si può dimettere è quella di cittadino: ognuno deve dare un contributo alla vita della propria città».

Affinché il convegno dell’11 novembre non resti solo un bel ricordo, ma possa portare frutti concreti, nella seconda metà di gennaio 2024 comincerà un percorso di approfondimento sulla fraternità e sulle sue implicazioni nella vita politica e amministrativa. Un laboratorio per aiutarsi a concretizzarla nella vita di tutti i giorni nei diversi territori.

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