La fraternità, fondamento che prepara la pace

«Il Movimento dei Focolari che rappresento si sente parte di questa rete che mette al centro gli ultimi, gli scartati e vuole lavorare “insieme” per una cultura della solidarietà che prepari la pace e la costruisca nel quotidiano». Riportiamo il testo dell'intervento della presidente del Movimento dei Focolari al convegno nazionale delle Reti della Carità "I poveri e la guerra, per un mondo più giusto, umano e compassionevole" che si è tenuto a Milano il 26 ottobre 2022
Milano manifestazione per la pace ottobre 2022. (AP Photo/Luca Bruno)

Sono originaria della Terra Santa; un luogo dove da troppi anni le persone vivono la loro quotidianità nell’incertezza e in uno stato di tensione per la paura che il conflitto possa riaccendersi in qualsiasi momento. Eppure, io, come altre migliaia di cristiani, ebrei e musulmani, nonostante tutto non abbiamo perso la speranza che questa terra trovi la pace.

Ma anche noi, se siamo qui oggi, è perché ci ostiniamo a non perdere la speranza anche per gli altri conflitti in atto nel mondo: in Ucraina, come in Africa, ovunque.

La speranza è una virtù che amo moltissimo perché ci spinge a guardare al futuro, a crescere, a costruire – in questo caso – la pace. E la pace non accade da un momento all’altro, non si improvvisa: la pace va preparata con un percorso lungo e spesso lento, ma convinto, costante, che spera e crede anche nelle notti più buie dell’umanità.

Trovo particolare consonanza con gli obiettivi delle “Reti della carità ed in particolare nel “riconoscere valore e dignità agli ultimi e nel testimoniare il Vangelo attraverso il farsi prossimo”, come ho letto in uno dei passaggi che descrivono gli obiettivi del vostro progetto. Con questo voglio dire che anche il Movimento dei Focolari che rappresento si sente parte di questa rete che mette al centro gli ultimi, gli scartati e vuole lavorare “insieme” per una cultura della solidarietà che prepari la pace e la costruisca nel quotidiano.

E costruire la pace dalle macerie è ciò che iniziò a fare Chiara Lubich ormai 80 anni fa, aTrento, sotto le bombe del secondo conflitto mondiale. Chiara ha sentito nascere dentro la convinzione che Dio è Amore, e che solo Lui sarebbe restato. Una scoperta così sconvolgente da convincere lei insieme al gruppo nascente dei Focolari, a sceglierLo sopra ogni cosa.

Il Vangelo si è “acceso” ai suoi occhi: erano parole che contenevano vita, che indicavano la strada da percorrere anche in quel momento, uno dei più critici della storia.

È molto incisivo un suo appunto del ’46 in cui scrive:

«L’anima deve, sopra ogni cosa, puntare sempre lo sguardo nell’unico Padre di tanti figli. Poi guardare tutte le creature come figlie dell’unico Padre. Oltrepassare sempre col pensiero e con l’affetto del cuore ogni limite posto dalla vita umana e tendere costantemente e per abitudine presa alla fratellanza universale in un solo Padre: Dio»1.

Ed è la fraternità che vorrei presentare a voi, oggi, come potente antidoto ai conflitti, alla violenza, alla guerra. La fraternità, come fondamento che prepara la pace.

Potrei raccontarvi centinaia di fatti, sia personali sia delle comunità del Movimento dei Focolari presenti in molti Paesi che vivono situazioni di conflitto. Sono composte da persone che spesso fanno parte anche di fazioni cosiddette “nemiche”, ma si sentono fratelli e sorelle.

Vi porto qualche esempio, come la comprensione reciproca che si mantiene viva tra le nostre comunità della Russia e dell’Ucraina; l’impegno al dialogo in Paesi che vivono da anni situazioni di conflitto come Siria, Repubblica Centrafricana, Myammar.

Ci sono anche progetti di formazione al lavoro e di start up di micro aziende in Sudamerica, Asia e Africa.

Tutto questo per combattere la povertà, promuovere la dignità della persona e offrire opportunità di sviluppo alla propria gente.

Ecco cosa prepara un’umanità più giusta, umana, compassionevole: persone e popoli che vivono da fratelli. Sentirsi parte della stessa famiglia, testimoniarlo, diffondere lo spirito della fraternità è una preparazione remota alla pace, dalla quale nessuno dovrebbe restare escluso.

Chiara Lubich ha sempre visto la fraternità come “l’ideale di oggi”, cioè la chiave per avvicinare persone e popoli. E vedeva nei Movimenti, nelle realtà carismatiche, nelle organizzazioni come anche la vostra, dei veri strumenti di fraternità, proprio perché vivono e operano in mezzo alla gente.

Di recente, dopo questi due anni di pandemia, ho incontrato di persona i responsabili delle comunità del Movimento dei Focolari sparse nel mondo. Siamo presenti in 182 Paesi e dai loro racconti emergeva una nota comune: solo insieme, in collaborazione, in rete – appunto – è possibile superare i drammi più gravi. E qual è il nodo principale di queste reti, il punto di partenza, ma anche di arrivo? La costruzione di rapporti fraterni.

Ma questo non avviene da un giorno all’altro, come abbiamo detto. Occorre formare e diffondere uno stile, una cultura della fraternità.

Questo vorremmo fosse il contributo che portiamo al prezioso lavoro che state facendo come Reti della carità: uno stile di vita fondato sul Vangelo che apre mente, braccia e cuore a tutti, perché tutti abbiamo in comune l’essere figli di un unico Padre.

Vi faccio gli auguri di un lavoro proficuo, affinché la ricchezza del Vangelo della carità e della fraternità manifesti anche oggi la sua potente carica creativa, per arrivare a dare dignità ai poveri, assistere i sofferenti, ma anche e soprattutto a un mondo più giusto e libero, più umano e compassionevole e, se possibile, un po’ meno diviso e un po’ più unito.

 

1 C. Lubich, L’unità e Gesù Abbandonato, Città Nuova, Roma, 1984, p. 29

 

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