La fraternità corre in Vespa

Due giovani marchigiani attraversano il Belpaese portando un messaggio d’unità.
Viaggio in vespa

«La musica di un motore mi riempie di gioia ed è un momento in cui mi sento libero, in pace con Dio e sorrido di quel sorriso di quando ero bambino». Basterebbe questo per scoprire e descrivere la passione che Giorgio Serafino, 34 anni di Montecosaro, borgo-capitale delle calzature made in Italy, ha per il viaggio. La stessa passione ha pienamente contagiato la moglie Giuliana Foresi, 36 anni, maceratese, “vista” 13 anni fa e da allora persona inseparabile in tutto.

 

Lo scorso luglio fu annunciata una novità. L’incipit è una conferenza stampa nel loro paesello (eletto tra i borghi più belli d’Italia), con il loro sindaco, Stefano Cardinali e con il Presidente dell’Associazione città per la fraternità, sindaco di Rocca di Papa, Pasquale Boccia. Motivo? «Poco dopo essere tornati dall’Asia – esordisce Giorgio – il nostro sindaco ci ha chiesto se ce la sentivamo di attraversare tutta l’Italia, con la nostra Vespa 50 special del 1978, portando a città e borghi italiani un messaggio di fraternità appositamente scritto e unire così, simbolicamente, l’Italia nell’anno che festeggia i 150 dell’unità del Paese».

 

La loro iniziativa ha il simpatico nome di “La fraternità corre in Vespa”, e un sottotitolo che suona così: “Nella bellezza e nella diversità”, due parole che in una sintesi magistrale, compongono la foto grandangolare del nostro Paese. Come in ogni film occorre una vera diva. Per Giorgio e Giuliana è la loro Vespa 50 special, chiamata il Generale Lee, color arancio con sellino a stelle e strisce, perché è da più di 10 anni che viaggiano. «All’inizio – ricorda Giorgio – in autostop, pullman e altro abbiamo attraversato Canada, Brasile e Marocco. Mentre costruivamo la nostra casa ci hanno regalato questa Vespa. Tanti ci dicevano: “Che ci fate con quel ferro vecchio, buttatelo!”. Allora per orgoglio l’ho riparata pezzo a pezzo, verniciata e chiamata Generale Lee, proprio come l’auto arancio, protagonista in un leggendario telefilm degli anni Ottanta. Poi ho promesso: con questa farò la Route 6!». Una delle prime strade a carattere nazionale statunitense che collega Chicago alla California percorrendo 3.755 km.

 

Dopo, è stata la volta della giungla: tanta terra e poco asfalto, Laos e Cambogia, con paesaggi mozzafiato e «persone semplicemente fantastiche – irrompe Giuliana – che non ci lasciavano il tempo di fermarci perché arrivava sempre qualcuno per offrirci una sedia, dell’acqua o semplicemente per radunarsi intorno alla vespa a vedere come era fatta».

Non fanno in tempo ad appendere i caschi al chiodo che comincia un’altra avventura, quella della fraternità, che raduna oltre cento comuni. «A noi è subito piaciuta questa idea – è Giuliana che parla – anche perché abbiamo attraversato dieci Stati degli Usa, ma mai la Basilicata. Abbiamo visto il Marocco, ma mai la Sicilia o la Calabria. Vagabondato tra piccoli villaggi in Laos e in Cambogia, ma non siamo mai stati a Bra o a Bard in Valle d’Aosta. Abbiamo visto i templi di Angkor, ma mai Pompei».

 

Certo il cambio di passo, di scenario e di messaggio è molto diverso. Forse sarà meno avventuroso del solito. «Saremo ospitati dalle famiglie – spiega Giorgio –e avremo delle tappe da rispettare, dei momenti “istituzionali”, le interviste che non ci attirano molto, per cui non sarà il caso a guidarci. Ma la vera sfida sarà proprio questa. Tutto il viaggio, quasi due mesi, dal 4 settembre al 26 ottobre percorrendo 20 regioni, più di 50 tra città, paesi e borghi; “mangiando” oltre cinquemila km».

Dati tecnici: la velocità di crociera non supera i 40/50 km all’ora e le strade da percorrere sono rigorosamente quelle provinciali; gli specchietti si possono rompere – è successo –, per non dire degli ammortizzatori cambiati all’ombra del Vesuvio sulla strada di Pompei!

 

Ma ciò che è nato in quest’avventura rimane straordinario. I sindaci e gli amministratori, all’inizio immersi nel cerimoniale, hanno capito che dall’indomani si doveva riflettere insieme e non solo su quelle carte dense di provocazioni “fraterne” vergate dall’Associazione città per la fraternità consegnate da Giuliana e Giorgio.

Le varie comunità di cittadini incontrate dal Flumendosa all’Adige, dalle Madonie al Monviso hanno aguzzato ingegno e fantasie per organizzare feste, cene e ogni occasione di comune sentire. «Sembrava di stare a Linea Verde – affermerà Giorgio – con banchetti tipici che ci hanno ingrassato il viaggio». E la fraternità non è stata solo declamata, ma anche vissuta nella semplicità delle cose: «Nelle case, tante famiglie lasciavano a noi i loro letti per dormire sui divani, o chiamavano tutto il vicinato per condividere il nostro passaggio e i loro ideali».

 

Insomma, bellezza e diversità, facendo rima con fraternità, possono essere ingredienti preziosi e sperimentabili per ridare senso e direzione all’Italia. Giorgio e Giuliana annuiscono, dai loro visi abbronzatissimi in questo autunno che si delinea, perché l’hanno visto e come scrivono nei loro diari «perdendoci, ritroviamo l’anima».

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