La Fratellanza universale una necessità per l’Europa

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Abbiamo, oggi, ascoltato vari e ricchi interventi finalizzati a contribuire all’edificazione dell’Europa unita e, più specificatamente, all’Europa dello spirito. Permettano ora che io ne aggiunga un altro, che mi sembra importante perché può essere la pedana per un balzo in avanti del nostro continente. Intendo parlare della fratellanza, la fratellanza universale. Essa è ed è stata un’aspirazione profondamente umana presente, ad esempio, in grandi anime. Martin Luther King rivelava: Ho il sogno che un giorno gli uomini si renderanno conto che sono stati creati per vivere insieme come fratelli; e che la fratellanza diventerà l’ordine del giorno di un uomo di affari e la parola d’ordine dell’uomo di governo (1). Il Mahatma Gandhi, a proposito di sé, affermava: La mia missione non è semplicemente la fratellanza della umanità indiana. Ma, attraverso l’attuazione della libertà dell’India, spero di attuare e sviluppare la missione della fratellanza degli uomini (2). La fratellanza universale è stata anche il programma di persone non ispirate da motivi religiosi. Il progetto stesso della Rivoluzione francese aveva per motto: Libertà, uguaglianza, fraternità. Ma, se poi numerosi paesi, nel costruire regimi democratici, sono riusciti a realizzare, almeno in parte, la libertà e l’uguaglianza, non è stato certo così per la fraternità, più annunciata che vissuta. Chi invece ha proclamato la fraternità universale e ci ha dato il modo di realizzarla, è stato Gesù. Egli, rivelandoci la paternità di Dio, ha abbattuto le mura che separano gli uguali dai diversi, gli amici dai nemici. E ha sciolto ciascun uomo dalle mille forme di subordinazione e di schiavitù, da ogni rapporto ingiusto, compiendo, in tal modo, un’autentica rivoluzione, esistenziale culturale e politica. Molte correnti spirituali, poi, nei secoli, hanno cercato di attuare questa rivoluzione. Una vita veramente fraterna fu, ad esempio, il progetto audace e ostinato di Francesco d’Assisi e dei suoi primi compagni (3), la cui vita è un esempio mirabile di fraternità che abbraccia, con tutti gli uomini e le donne, anche il cosmo con fratello sole e luna e stelle… Lo strumento che Gesù ci ha offerto per realizzare questa fraternità universale è l’amore: un amore grande, un amore nuovo, diverso da quello che abitualmente conosciamo. Egli infatti ha trapiantato in terra il modo di amare del Cielo. Questo amore esige che si ami tutti: non solo quindi i parenti e gli amici. Domanda che si ami il simpatico e l’antipatico, il compaesano e lo straniero, l’europeo e l’immigrato, quello della propria chiesa e quello di un’altra, della propria religione e di una diversa. Domanda oggi ai paesi dell’Europa occidentale di amare quelli dell’Europa centrale e orientale – e viceversa -, e a tutti di aprirsi a quelli degli altri continenti secondo la visione dei fondatori dell’Europa unita. Quest’amore chiede che si ami anche il nemico e che lo si perdoni qualora ci avesse fatto del male. Dopo le guerre che hanno insanguinato il nostro continente, tanti europei sono stati modelli di amore al nemico e di riconciliazione. Lo abbiamo appena sentito. Quello di cui parlo è, dunque, un amore che non fa distinzione e prende in considerazione coloro che stanno fisicamente accanto a noi, ma anche quelli di cui parliamo o si parla; coloro ai quali è destinato il lavoro che ci occupa giorno per giorno, coloro di cui veniamo a conoscere qualche notizia sul giornale o alla televisione… Perché così ama Dio Padre, che manda il sole e la pioggia su tutti i suoi figli, sui buoni e sui cattivi, sui giusti e sugli ingiusti (cf Mt 5, 45). Una seconda esigenza di quest’amore è che si ami per primi. L’amore portato da Gesù in terra è infatti disinteressato; non aspetta l’amore dell’altro, ma anzi prende sempre l’iniziativa, come Gesù stesso ha fatto dando la vita per noi quando eravamo ancora peccatori e quindi non amanti. Nella storia dell’Unione europea è emblematico – come segno di un tale spirito di iniziativa ardita e profetica – il gesto storico della Francia che, il 9 maggio 1950, con la dichiarazione Schuman, propose alla Germania di mettere in comune le produzioni di carbone e di acciaio. L’obiettivo della creazione di questa Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca), germe della futura Europa unita, non era quello di realizzare un affare economico, ma di vincere il contrasto secolare tra i due paesi e di rendere impossibile ogni forma di guerra tra tutti i paesi che vi avrebbero aderito. L’amore portato da Gesù non è poi un amore platonico, sentimentale, a parole, è un amore concreto. Esige che si scenda ai fatti. E ciò è possibile se ci facciamo tutto a tutti: ammalati con chi è ammalato; gioiosi con chi è nella gioia; preoccupati, privi di sicurezza, affamati, poveri con gli altri. E, sentendo in noi ciò che essi provano, agire di conseguenza. Quante forme di povertà conosce oggi l’Europa! Pensiamo, a mo’ d’esempio, all’emarginazione dei disabili e degli ammalati di Aids, al traffico delle donne costrette a prostituirsi, ai barboni, alle ragazze madri… Pensiamo ancora a chi rincorre i falsi idoli dell’edonismo, del consumismo, della sete di potere e del materialismo. Gesù in ognuno di loro aspetta il nostro amore concreto e fattivo! Egli ritiene fatto a sé qualsiasi cosa si faccia di bene o di male agli altri. Quando ha parlato del giudizio finale, ha detto che ripeterà a buoni e cattivi: L’hai fatto a me (cf Mt 25, 40). Quando poi questo amore è vissuto da più persone, esso diventa reciproco. Ed è quello che Gesù sottolinea più di tutto: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato (Gv 13, 34). È il comandamento che egli dice suo e nuovo. A questo amore reciproco non sono chiamati solo i singoli, ma anche i gruppi, i movimenti, le città, le regioni, gli stati… I tempi attuali domandano, infatti, ai discepoli di Gesù di acquistare una coscienza sociale del cristianesimo. È più che mai urgente e necessario che si ami la patria altrui come la propria: la Polonia come l’Ungheria, il Regno Unito come la Spagna, la Repubblica Ceca come la Slovacchia… L’amore portato da Gesù è indispensabile all’Europa perché essa diventi una famiglia di nazioni: la casa comune europea. Questo amore, che raggiunge la sua perfezione nella reciprocità, esprime la potenza del cristianesimo perché attira su questa terra la stessa presenza di Gesù fra noi uomini e donne. Non ha forse egli detto: Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro (Mt 18, 20)? E non è questa sua promessa una garanzia di fraternità? Se egli, il fratello per eccellenza, è con noi, come potremmo infatti non sentirci fratelli e sorelle gli uni degli altri? È quest’amore che lo Spirito Santo vuol far dilagare sulla terra attraverso, ad esempio, i nostri movimenti ecclesiali e le nuove comunità che il Signore ha fatto sorgere nelle diverse chiese, in quest’ultimo secolo, come ha fatto d’altronde, nei secoli passati. Sono movimenti che fanno veramente sperare, perché è Dio che agisce in essi, anche se gli uomini e le donne che li compongono sono spesso poveri strumenti. Sono movimenti suscitati per contrastare il secolarismo ed il materialismo che oggi più che mai permeano la società, anche quella cristiana. Il Vangelo, vissuto dai membri di questi movimenti, rimedia a tutto ciò e porta innumerevoli frutti: risana le famiglie, ad esempio, ed ecco il tessuto sociale ricomposto; fa mettere in comune i beni, ed ecco aiutato chi è nel bisogno; va incontro a tutti i prossimi, ed ecco che molti fratelli e sorelle escono dal loro isolamento; mette in comunione le generazioni e chiama uomini e donne a donarsi interamente per un servizio più pieno all’umanità. Sono frutti questi che generano fraternità e la alimentano. Che lo Spirito Santo aiuti tutti noi a formare nel mondo, lì dove siamo, brani di fraternità universale sempre più estesi, vivendo l’amore che Gesù ci ha portato dal Cielo.

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