La Francia sceglie la moratoria delle trivellazioni in mare
Mentre si avvicina la scadenza referendaria del 17 aprile, risulta alquanto spiazzante e controcorrente la scelta adottata dalla Francia e resa esplicita dal ministro per l’Ecologia Ségolène Royale.
Il ministro, alcuni giorni fa, ha, infatti, annunciato una moratoria sui permessi per la ricerca d’idrocarburi nel Mediterraneo francese. A sostegno della scelta viene citato il quadro legislativo della Convenzione di Barcellona sulla protezione del litorale mediterraneo. Il ministro ha intenzione di chiedere l’estensione di questa moratoria all’insieme del Mediterraneo.
Considerando, infatti, le drammatiche conseguenze sull’insieme del Mediterraneo in caso di incidenti petroliferi, il ministro Royale intende chiedere una moratoria non solo nelle acque territoriali francesi ma anche nella “zona economica esclusiva”, la cosiddetta piattaforma continentale che può distare dalla costa anche centinaia di chilometri.
Del resto, fu lo stesso ministro, nell’occasione di una conferenza stampa che precedette la Cop 21 di Parigi, a porre una domanda emblematica: «Dal momento in cui bisogna ridurre il ricorso alle energie fossili, (…) per quale motivo si dovrebbe continuare ad accordare delle autorizzazioni di ricerca d’idrocarburi convenzionali?». Una scelta senza dubbio coerente con il discorso sull’urgenza climatica fino ad oggi restata senza risposta.
Un fatto che appare in controtendenza con quella del governo italiano e che potrebbe incidere nella scelta referendaria degli italiani di domenica prossima. Uno degli argomenti che più desta attenzione è, infatti, quello, molto pragmatico, della sicurezza nei confronti di possibili catastrofi ambientali.