La forza di Alfie
Mi ha fatto proprio impressione leggere i giornali ieri e oggi e vedere accostate le notizie e le immagini che riguardano due bambini. Di uno conosciamo il nome, Alfie, ha una malattia neurologica degenerativa e i suoi genitori lottano da settimane per tenerlo in vita contro la decisione del tribunale di staccargli il respiratore. Dell’altro sappiamo che è figlio di Kate e William d’Inghilterra, che è nato bene, pesa quasi 4 chili, avrà tutte le cure necessarie e una vita felice, glielo auguriamo.
Due bambini che in comune hanno solo la nazionalità, britannica, e l’amore dei loro genitori; in mezzo un baratro. L’uno – il royal baby –, va verso la vita, l’altro –Alfie – verso la morte, con qualcuno che ha deciso il modo e l’ora.
A nulla sono valsi gli appelli di papa Francesco. «Commosso per le preghiere e la vasta solidarietà in favore del piccolo Alfie Evans – ha twittato ieri Bergoglio –, rinnovo il mio appello perché venga ascoltata la sofferenza dei suoi genitori e venga esaudito il loro desiderio di tentare nuove possibilità di trattamento».
Non è servita la disponibilità dell’ospedale romano Bambino Gesù a prendersi cura del piccolo, né la concessione della cittadinanza italiana da parte degli attuali ministri dell’Interno, Marco Minniti, e degli Esteri, Angelino Alfano, per facilitarne il trasferimento nel nostro Paese. Inutili anche le proteste di centinaia di manifestanti fuori dall’Alder Hey Hospital di Liverpool nel tentativo di sensibilizzare la magistratura britannica.
Stamattina vari media riferiscono che il respiratore è stato staccato e Alfie, dopo 9 ore, non ha smesso di vivere grazie alla respirazione bocca bocca che i suoi genitori gli hanno praticato. No comment!